(questo post non ha titolo)
Autotomia
In caso di pericolo, l’oloturia si divide in due:
dà un sè in pasto al mondo,
con l’altro fugge.
Si scinde d’un colpo in rovina e salvezza,
in ammenda e premio, in ciò che è stato e ciò che sarà.
Nel mezzo del suo corpo si apre un abisso
con due sponde subito estranee.
Su una la morte, sull’altra la vita.
Qui la disperazione, là la fiducia.
Se esiste una bilancia, ha piatti immobili.
Se c’è una giustizia, eccola.
Morire quanto necessario, senza eccedere.
Ricrescere quanto occorre da ciò che si è salvato.
Già, anche noi sappiamo dividerci in due.
Ma solo in corpo e sussurro spezzato.
In corpo e poesia.
Da un lato a gola, dall’altro il riso,
leggero, presto soffocato.
Qui il cuore pesante, là non omnis moriar,
tre parole piccole, soltanto, tre piume d’un volo.
L’abisso non ci divide.
L’abisso ci circonda.
[Wislawa Szymborska]
L’ avevo capito.. 😉
stasnotte mi ritrovo in questa poesia..
divisa in due parti che mi dilaniano..
Ah, questi echinodermi marini! Scherzi a parte, neppure io ho la vita che volevo e sempre più i miei desideri si abbassano, ma che ci posso fare? Non prendermela e godere del piccolo, ma significativo. Banale, ma indiscutibile. Un bacione ed un abbraccio.
Voglio anch’io imparare a dividermi in 2. Così che io possa mandare avanti una parte al *macello* e l’altra metterla in salvo.
Bacio
Belissima, non la conoscevo…