(questo post non ha titolo)
Io di più non posso darti.
Non sono che quello che sono.
Ah, come vorrei essere
sabbia, sole, in estate!
Che tu ti distendessi
riposata, a riposare.
Che andando via tu mi lasciassi
il tuo corpo, impronta tenera,
tiepida, indimenticabile.
E che con te se ne andasse
sopra di te, il mio bacio lento:
colore,
dalla nuca al tallone,
bruno.
Ah, come vorrei essere
vetro, tessuto, legno,
che conserva il suo colore
qui, il suo profumo qui,
ed è nato tremila chilometri lontano!
Essere
la materia che ti piace,
che tocchi tutti i giorni,
che vedi ormai senza guardare
intorno a te, le cose
– collana, profumi, seta antica –
di cui se senti la mancanza
domandi: “Ah, ma dov’è?”
Ah, e come vorrei essere
un’allegria fra tutte,
una sola
l’allegria della tua allegria!
Un amore, un solo amore:
l’amore di cui tu ti innamorassi.
Ma
non sono che quello che sono.
(Pedro Salinas)
in questo frangente, più che muta, la mia attesa è sorda!
Eppure il sottofondo si sente, Perturbamento 😉
Mi chiedo sempre piu’ spesso come tu faccia a far trasparire tutta questa dolcezza, questa sensualita’ e fragilita’…mi sento pesante oggi. Mi sento pesante e guardo persone come te che sembrano volteggiare e mi chiedo come facciano.
Volteggiare Franci?
Io non voleteggio che con la mente ed il cuore. Il corpo è insaccato in se stesso, avvolto da mille fili di seta. Un abbraccio,
[Cris]