(questo post non ha titolo)
A tirar troppo la corda la si spezza.
Per una volta vorrei non fare la parte della corda.
Sono in affanno su tutto.
E, per la prima volta, non credo di avere sufficienti risorse.
A tirar troppo la corda la si spezza.
Per una volta vorrei non fare la parte della corda.
Sono in affanno su tutto.
E, per la prima volta, non credo di avere sufficienti risorse.
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11 Dicembre 2019
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23 Dicembre 2017
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Cris, comincio a sentirmi un pò in pena per te, seriamente. Sarà la mia indole da crocerossinO.
Che dire… “Fai la cosa giusta” 😉
Fai il salice, invece che la corda, così ti fletti elastica e non ti spezzi.
LogoZen :-*
siediti…e guarda il resto che corre e passa…
*Logo: sono in quella fase in cui non riesco nemmeno a pensare di scegliere cosa fare. Vorrei che si matarializzasse qualcuno che dicesse ci penso io a te.
:-**
*Konz: grazie per la premura 🙂
Non tirare.
Forse, non ne vale la pena.
Se ne valesse la pena, spezzarsi non sarebbe un male.
*Nessuno: io non sto tirando un bel niente. E’ questo il punto.
Indipendente che valga la pena o meno io mi spezzo sempre.
*Andrà tutto bene, vedrai. Adesso ci sono qui io.*
Un sogno. Ecco. Ed invece, ho scoperto, l’unica certezza che ho è che le mie risorse non hanno limiti. alla fine, di riffa o di raffa, riesco sempre a venirne fuori.
E non so perchè, sono pronta a giurare che anche per te sarà così.
Un abbraccio (solo se non sbavi più però, perchè mi fa un pò senso. 😛 )
Abbraccio. Ma non ti spezzi. Sei di una tempra resistente, tu.
…lasciati andare!!!e le cose cambieranno… 🙂
condivido…
In me una mano tesa, ma dolce.
Hai avuto un’empatia in più. Ti tocco gli occhi.
ps: il salice io non l’ho mai visto piangente, ma sballato.
..blog interessante..
Jebs, parlavo appunto del salice che si è fatto una canna, io, mica di quello che piange…
😉
ora che ci penso, NON POSSO fare a meno di aggiungere
“nella mia vita ho già visto le giacche, i coleotteri, un inferno stravolto da un Doré, il colera, i colori, il mare, i marmi: e una piazza di Oslo, e il Grand Hotel des Palmes, le buste, i busti:
ho già visto il settemmezzo, gli anagrammi, gli ettogrammi, i panettoni, i corsari, i casini, i monumenti a Mazzini, i pulcini, i bambini, Ridolini:
ho già visto i fucilati del 3 maggio (ma riprodotti appena in bianco e nero), i torturati di giugno, i massacrati di settembre, gli impiccati di marzo, di dicembre: e il sesso di mia madre e di mio padre: e il vuoto, e il vero, e il verme inerme, e le terme:
ho già visto il neutrino, il neutrone, con il fotone, con l’elettrone (in rappresentazione grafica, schematica): con il pentamerone, con l’esamerone: e il sole, e il sale, e il cancro, e Patty Pravo: e Venere, e la cenere: con il mascarpone (o mascherpone), con il mezzocannone: e il mascarpio (lat.), a *manuscarpere:
ma adesso che ti ho visto, vita mia, spegnimi gli occhi con due dita, e basta:
Un periodo del genere (sempre che abbia ben inteso) mi e’ capitato lo scorso anno. Ogni cosa era un problema. Anche la piu’ banale. Avevo forti paure, al limite del fobico immagino. Se mi riguardo adesso non mi riconosco neppure. Ero profondamente stanca. Di essere un appoggio per tutti immagino. Di avere sempre le parole giuste e tenere per me quelle sbagliate. Prenditi del tempo. Respira profondamente e comincia a fare qualcosa che ti piace davvero. Qualcosa che ti esuli almeno in parte dal giudizio altrui. Bacio.
*Bella, Jebs.
Forse ho solo bisogno che qualcuno mi chiuda gli occhi e che mi faccia sentire al sicuro, chissà.
Il mio problema è che difficilmente lo ammetto.
*Franci… Torna presto a scrivere che mi manchi. E tanto. Ti abbraccio forte.