(questo post non ha titolo)
Ventiquattro scatoloni sparsi per la casa. E non sono nemmeno a metà dell’opera.
Mi aggiro per le stanze disegnando magistrali gimcane e muovendomi come un puma.
Zigzago tra pile di roba da imballare e roba imballata.
Ho scoperto che un trasloco può essere un’inesauribile fonte di stress. E uno sport debilitante.
Ho lividi ed ammaccature in ogni dove. Perfino in luoghi remoti del mio corpo che non credevo esistessero.
Dieci giorni e questo pandemonio avrà il suo punto e a capo.
E ora tocca alle calzature. Posso farcela.
Forse.
è dura, lo so…
non sono d’accordo con cioran, il solo antidoto alla piattezza è il dolore, ma solo nel suo superamento… nei sollievi dopo la sofferenza…
il mio più grande problema sono i libri.
più della metà sono ancora a casa dei miei, quelli indispensabili sono venuti a torino con me, e a questi se ne sono aggiunti sempre di nuovi. Così non ho più spazio per portarci i libri lasciati a casa.
forse traslocherò per i miei libri.
ciao
d.
(grazie per il link, e ho ricambiato)
massima comprensione….
Stephen
le calzature di una donna sono troppe! quando mi sono trasferito me ne sono infilate un paio. ho preso l’altro paio ed avevo finito! ce la puoi fare! sgrunt! eh eh eh
buon trasloco…
Scoprire i luoghi remoti del proprio corpo che non si sapeva neppure esistessero è incantevole.
Anche se il riconoscimento avviene attraverso un livido.
(ermetismo spicciolo)
Grande bacio.
Avrei preferito scoprirlo attraverso sentieri più piacevoli… 😉
Bacio grande a te.
Servono due braccia robuste? 🙂