(questo post non ha titolo)
Basta qualche giocosa frase scritta, sognando, ed il caso mi scaraventa lontano.
Ricordo i passi lungo la strada sterrata. Qualche ciottolo chiaro ad accompagnare il cammino fino all’abbazia, sorta come ex voto imperiale attorno all’anno 800 d.c.
Lo sguardo fisso sulla nuda facciata. La tentazione di restare fuori. Con i luoghi sacri ho sempre avuto un rapporto controverso.
Dio non esiste dentro di me. Ho sempre creduto inopportuno esistere io dentro la sua casa.
L’aria che si respira in quel luogo, però, è quanto di meno ecclesiastico si possa immaginare.
E’ pura pace.
Anche dentro le spesse mura medievali sembra che Dio non ci sia e se c’è è buono.
Ti guarda camminare timoroso attraverso gli occhi dei frati benedettini che lì hanno la fortuna di vivere.
De profundis. Ho sperato di sentire sbocciare nel petto la voglia di pregare. Una sola volta.
L’intuizione di quanto fosse fragile quel momento mi faceva muovere piano, silenziosa, quasi in punta di piedi.
Per timore di toccare e dissolvere quella sottile sensazione di protezione ed equilibrio.
Un tappeto di fiammelle mi ha guidato verso il pesante portone di legno. Oltre la soglia, nel giardino curato dai monaci.
Gli occhi aperti, fluttuanti tra le foglie che germogliavano, nubi bianche ed una distesa campestre di erba carolina più in basso.
Fino al pozzo di pietra umida.
La voce si è trattenuta in gola tutto il tempo. Ho solo ascoltato.
Ed ora provo il desiderio prepotente di riconoscere ancora quella sensazione, intimamente.
Limpida come il rintocco di una campana.
il magnetismo dei luoghi e la profondità del sentire, a volte fanno scaturire una scarna magia, nella quale uno si ritrova, suo malgrado….una sorta di ospitalità, non meritata, tuttavia agognata.
ti invidio
Ho trovato un tuo commento nel mio blog che non so interpretare. Leggo però il tuo e capisco che saper ascoltare ha valore anche per te.
Ti leggerò ancora.
Giusto.
Certi luoghi predispongono all’ascolto.
Non c’è bisogno d’altro.
Meraviglioso. Delicato. Un tocco di piuma.
Poiché non mi è possibile divincolarmi dall’oggettività che mi opprime
né dalla soggettività che mi esilia, bisogna che guardi intorno a me più che mai. Bisogna che ascolti.
Il mondo, il mio simile, mio fratello.
( jaen luc godard – due o tre cose che so di lei)
Un pezzo veramente ispirato. Brava.
un bacio
tesi
la tua sensibilità m’incanta. tu m’incanti
Mi mancava la mattina cosi’. La colazione prima di andare a lavoro e trovare le tue perle. Mi accodo. La tua sensibilita’ incanta.
Martello? Martello.
Chiodi? Chiodi.
Cornice? Cornice.
Toc. Toc. Toc. Toc.
Perfetto! Va come stà ben?! Tel lì…
ciao bellezza,come stai?
..condivido.. emozioni vissute..
sè è la mia visione al bivio.
mi presento
guido laremi, direttamente dal due di due de carlinano, con annessi e connessi