(questo post non ha titolo)
Natale e Capodanno cassati.
Ho bevuto.
Chè parlare e ridere sembrava impossibile.
La mia bocca inselvatichita, sigillata.
Dalla finestra una lamina di ghiaccio a tagliare la notte.
Le strade, la pelle, le voci.
Ai margini della percezione.
Chiudo gli occhi e arrivo, stanca, in un punto. Molto in fondo.
Dove c’è il mio inizio.
Dove non posso più essere.
Sulla spiaggia del banale mi areno.
Cosa vuoi che mi importi di sentirmi al tempo stesso
vittima e carnefice.
frammenti di solitudine e assenza di presenza, mentre fiori di luci folli si stagliano nel cielo di un qualunque giorno d’inverno…
Io ho affrontato tutto con il mal di testa procurato dal nero d’avola… *
ti auguro un vento di cambiamento.
e che tu ne sia ispirata…
Quando ti leggo il tempo ha un altro luogo… E ogni ancoraggio alla terra
mi è meno pesante…
Ciao Cris, un abbraccio
Cat
quantio relitti arenati nelle sabbie infide della banalità…
meglio naufragare, affondare tra i flutti…
La croce di essere umani, sbattere le ali sopra i limiti. E’ difficile sapergli sorridere.
meglio sentirsi sia vittime che carnefici al tempo stesso, fidati! ^_^
CATTIVAfatale
dote di carnefice..forse destino..se esiste..
*Una Passione.
Per il nuovo anno me ne basta una.*
Ricordi, *Cris*?
Io ti ho conosciuta così.
Esattamente un anno fa.
E da allora spiata, seguita, a volte incitando, altre frenando, mai glissando.
Ecco, vedi..
Io rivoglio quella lì.
Perchè vederla *così* mi fa male.
Troppo male.
Col cuore.
E con tutto l’affetto di cui sono capace.
s.
MdM___ Spero ancora in quella dannata passione. Spero ancora di inciamparci per caso. E spero ancora di non ritrovarmi a sperarlo anche il prossimo inizio d’anno…
Bacio.
E grazie.
Pensavo una cosa, oggi che lo strappo di una perdita mi prende alle gambe e mi scuote come fossi un ramoscello rinsecchito da gelo e passi: pensavo – dicevo – che senza ostacoli lungo la Strada mica si inciampa.
Cose così, pensavo.
Mentre ricordavo.
Parole che avevo fatto mie,
come fossero mappate a nei sottopelle:
*Andare. Diomio andare.
Per il solo gusto di mettere un piede davanti all’altro.
Dimenticare cosa devo, posso, temo.
Andare.
Sgozzando il senno.
Chè i folli non hanno mai paura di nulla..*
Il mio augurio, *Cris* che non conosco.