(questo post non ha titolo)
Prendiamola con ironia, va.
La vita è una grande maestra. La seccatura è che io non sono un’allieva modello. Non nella vita, almeno.
La mia militanza nei rapporti con l’altro sesso mi ha regalato un carnet strabiliante.
Un florilegio di curiosi individui.
Dissociati mentali, anaffettivi, egoriferiti cronici, sessualmente deviati, bugiardi compulsivi, alienati sociali, gerontofobici.
In un impietoso confronto le mie modeste nevrosi impallidiscono.
Non mi ero ancora imbattuta in un soggetto affetto dalla sindrome di David Copperfield.
Ma la vita è una grande maestra.
Così eccomi ad aggiungere all’elenco la personalità David Copperfield.
Carino, premuroso, amichevole, galantuomo, emotivo ma costante. Encomiabile nella delicatissima corresponsione tra il detto ed il dimostrato.
Non ho problemi ad ammettere che la mia naturale diffidenza stava vacillando.
Ho un ricordo appannato della fiducia reciprocamente concessa. Ma è un bel ricordo.
Dopo mesi e mesi avevo quasi la tentazione di.
Ero lì lì per. In limine.
E’ questo il momento in cui il soggetto David Copperfield entra in azione.
Puff.
E’ un attimo. Ed è geniale nella sua semplicità.
Puff.
Evaporato. Volatilizzato. Sciolto nel nulla. Senza motivazioni apparenti o, meglio, senza motivazioni sane.
Irreperibile. Sordo a qualunque richiesta di dialogo. Trincerato in un inquietante silenzio.
Dalla sera alla mattina. Puff.
Nella tua insipida razionalità provi ad abbozzare congetture. Ti metti in discussione.
Prima seriamente, poi, esasperata, grottescamente.
Forse non gli sono piaciuti gli stivali che ho indossato lo scorso week-end. Non ridete… C’è chi li considera pregiudicanti (vero Golem?)
Forse lo indispettiva la mia propensione alla correttezza. Ammetto che possa risultare irritante il mio atteggiamento idealista a tutto-tondo. Ho pensato perfino che si fosse scoperto omosessuale o, peggio, sposato.
Le pensi tutte: dalla più banale alla più barocca. Purchè sia plausibile.
Successivamente è subentrata l’insofferenza per la mia stessa smania di voler sempre capire. Di poi una solida e pesante amarezza.
Ed ora, manco a dirlo, l’ironia con cui arrivo a stemperare la delusione che mi permea.
Superfluo scrivere di educazione. Ancor meno di affetto. Entrerei in una retorica insopportabile.
Quindi mi fermo qui.
Preferisco congratularmi con te, David Copperfield. Come insegna Chi l’ha visto? lasciare agli altri la propria assenza ingiustificata è quanto di più triste e penoso si possa fare.
Insulso primato, il tuo.
keywords ti manca, mi sa…
sono soggetti piuttosto comuni; strano non l’avessi già recensiti nel tuo carnet.
Fuori… Ho sentito vociferare di David Copperfield spariti “dopo”.
Mai “prima”.
Un po’ strano, vero?
Ci si accompagna per un certo tempo in una lunga condivisione e poi…
In tali occasioni non sono mai entrata in pensieri a me lontani di torti e di ragioni, così come non ho voluto dare importanza a silenzi cui non delegavo alcun significato “oltre quello che già dicono”… Nessuna presa di posizione. Semplicemente disarma ed è disarmante l’idea iniziale di un rapporto unico e raro e l’incapacità, in momenti di dissapori, di essere poi al di sopra di ogni tipo di conflittualità e prevaricazione…
La vita è una grande maestra, hai ragione… Forse questa è l’essenza del vivere: l’eterna seducente precarietà dell’esserci.
Un abbraccio
Cat
ti lascia. rabbia, domande senza risposte… e sopratutto il dubbio che tu abbia sbagliato qualcosa… ma non sai cosa….
e la paura, ogni volta che si ricomincia, che sia un nuovo errore…. si fa più grande…
resta l’amaro per ogni “sconfitta” (così si chiamano?)…
ma che si può fare, se non… ricominciare?
io andrei in cerca di impronte
e rileggerei ogni suo gesto.
ogni inzio contiene l’epilogo.
magari…ehm,sta poco bene.
;o)
Di David Copperfield ahimè è pieno il mondo. Sembra che sia la scelta più facile e meno impegnativa, svaporare senza doversi sbattere anche solo con una motivazione. Prima, o dopo, non vuol dire.
Mi spiace Cris.
Copperfield, *l’illusionista*..
Magari riapparirà, e – stanne certa.. – quando meno te l’aspetti.
Te lo auguro, se è quello che vuoi.
Anzi, a pensarci bene,
*ma anche no*..
Con affetto, *nervi d’arpa*.
s.
Non convengo. Una delle massime godurie consentite all’essere umano è imporre al prossimo la propria assenza (specie se il risultato è un sentimento di nostalgia, doloroso e vorace).
Uff, la tua solita fortuna sentimentale vedo! 🙁
Beso. :-*
L’amicizia vera è dare ad altri la possibilità di disporre di te senza spiegazioni, con la fiducia e la speranza che non lo faranno con leggerezza. Se non è amicizia stai solo perdendo tempo in inutili seghe mentali. Trova in te la risposta e smettila di dare ad altri la responsabilità di placare le tue angosce. Sii saggia. …..non ti perdonero’ mai il fatto di avermi costretto ad espormi!
Non so se accade anche a te…c’è poi quel momento in cui le tue amiche suggeriscono la solita vaccata del “guarda che ha paura”…ed è un pensiero che lì per lì comporta un certo sollievo e, per un pò, lo si fa proprio …”ha avuto paura, si, ecco…”).
Dopo un pò che te lo ripeti annegata in un delirio di onnipotenza che spazia da un “forse ero troppo per lui” al suo esatto opposto, ovvero “cosa c’è che non va in me” con la conseguente rassegna teatrale dei tuoi difetti, sintetizzi il tutto con “è davvero un coniglio” (cosa che eventualmente lo metterebbe relazione con la prestigitazione).
Ma se almeno ti avesse trombata tante e tali volte come il suddetto mammifero suole fare…no, non è manco un coniglio.
Golem??? Golem????? Sono riuscita a farti far capolino? Questo sì che è godimento puro… He he.
Ubi___ se vogliamo parlare di sentimento nell’accezione di affetto, ok. Non era un coinvolgimento sentimentale.
Poeta… Brrrrrr.
E comunque, ragazzi, il problema non è la delusione sentimentale. Anzi.
Da quando ti ho trovata mi sento meno sola.
Grazie.