(questo post non ha titolo)
Due ore di chiacchiere fiume con la Saggia.
Questo mese non si contano le ricariche telefoniche che ho fatto. Ma, a volte, parlare serve.
Mi sento come il Vajont. E la Saggia è l’unica persona in grado di neutralizzare la mia estrema conducibilità emotiva.
Mi mette in pausa dal mondo e mi trascina negli sconosciuti territori della concretezza. E’, pertanto, preziosissima.
Le infinite interpretazioni degli eventi, che si tengono per mano come bamboline ritagliate su un foglio, lei le riduce ai minimi, sconfortanti, termini.
Crea contenitori per la raccolta differenziata delle mie elucubrazioni.
Pone cartelli di deviazione per i miei tortuosi percorsi mentali.
Canzona la mia naturale predisposizione alla -come si dice? ah, sì- creazione di improbabili scenari.
E’ preziosa proprio perchè cruda. E anche un po’ maschile nel suo compendiare la vita.
Non devo esaminare niente che non abbia connotazione evidente, sostanziosa, impavida.
Così ha sentenziato.
Tra il dire ed il fare, ok. Ma tanto, nell’ultimo periodo, applico eccezioni su eccezioni.
Ibis redibis non morieris in bello.
Adesso mancano solo le virgole.
Quelle giustamente posizionate, possibilmente.
La saggia, mi ci vorrebbe anche a me, che da buon depresso ho un bel casino emozionale nella mia testa.
serve sempre qualcuno di concreto per instradarci in una sana e sensata insensatezza
Non mi assumo alcuna responsabilità su virgole da oracolo.
Per stare sul concreto la cosa migliore, forse, è non metterle proprio: mentre vivi le virgole non stanno da nessuna parte, perché il significato finale mica lo puoi conoscere.
Baciottone.