(questo post non ha titolo)
Regolarmente mi dimentico di come sia vertiginoso guardare oltre.
Perdita di aderenza, dilatazione di angoli e feritoie ingorde dentro cui scaraventarmi.
Qualcosa di definitivo, esiste?
La comodità di ammettere che annullerei l’esperienza.
Per scacciare l’indifferenza con cui accolgo l’arrivo insolente di ogni nuovo giorno.
Spendendo migliaia di respiri.
Aprendo come ali, immotivati sorrisi.
Sto solo cercando una soluzione alla necessità di non fare ciò che faccio.
Scrollandomi di dosso noiosissime chiose.
Il coraggio di assecondare un esiguo spiraglio d’aria -se c’è-
Lo trovo.
Bello leggerti
Buona Domenica
Noemi
[è così incerto il guardare oltre che stiamo così bene in un batuffolo di oggi…un bacio dolce crisalide]
se sorridi, un motivo c’è.
sempre.
buono o meno buono.
ma c’è, sempre.
E chi te lo dice? Potrei sorridere come personalissimo training autogeno, Gobbo 😉
dovrei provarla come terapia.
evitando soprattutto
i tacchi dell’ esperienza.
Non mi entusiasma tanto l’assonanza di respiri con sorrisi, però trovo in questo un certo legame con la vertigine del primo verso. Tutto il pezzo mi sembra ben intrecciato, e visto che sto indossando le vesti del critico della domenica mi sembra strano (ma poi mica tanto) anche lo sposalizio della comodità col coraggio, sì, a trovarlo, o a trovarla.
saluti al volo
Felice di essere passata da queste parti. A rileggerti…
MarcoSoriano, apprezzo l’impegno.
No, non c’è niente di definitivo. Certe volte fa paura. Certe volte è consolante.
guardare oltre
guardare altrove
meglio avere il paraocchi
per vedere
in un’unica direzione
che sia quella giusta
non serve altro
@ Vì: devo scoprire come percepirlo consolatorio. Sempre, possibilmente.
@ Boris: una sola via giusta, dici? mi auguro di no, anzi, lo credo.
I pagliacci di norma celano l’animo piu’ triste, un paradosso d una maschera Pirandelliana
Ad majora
Angelo
nel vortice dei tuoi giorni
cerchi profili di serenità
nella foschia dei ricordi
le immagini di una fiaba
finché il tempo restituisce
i titoli surreali del tuo nome
fino all’oltre che non conosci
al di là dell’estrema parete