(questo post non ha titolo)
Dovrei lasciare andare questa storia. Ormai è sempre con me, ed è un peso improbo. E sterile.
Spengo il motore della macchina che ho portato fino all’estremità del molo, scendo, mi accuccio sugli scogli e immergo le dita nell’acqua, lasciando che il trauma del freddo mi inghiotta la mano.
Mi sento avvizzita e brulla, una terra granitica ricoperta di scogliere frastagliate e taglienti. Tolgo la mano dall’acqua e lascio che le gocce cadano giù. A volte penso che se raccontare spesso una storia potesse alleviare il dolore, da farmi scivolare giù per le braccia le parole, via da me come acqua, racconterei questa storia mille volte -la storia, non le conseguenze-
Ricordo quei momenti non soltanto per se stessi, ma per la consapevolezza che oltre quei ricordi si trova un istante del tempo che non può essere cancellato. Ogni immagine è un passo fatto nell’incoscienza, o per lo meno nell’oblìo incurante del desiderio. Quando, anche appoggiando i piedi a terra si continua a ondeggiare, a sentire il rintocco delle emozioni in pieno petto.
Non possiedo molte fotografie di quei cinque anni. Ho una sola foto di Chance in cui non è girato dall’altra parte. L’ho scattata alle nove di un mattino di aprile a Santo Domingo, qualche mese dopo il nostro primo incontro. In quella foto sembra senza età e mi guarda, attraverso l’obiettivo, come se mi conoscesse da un pezzo, dall’infanzia forse. Se si potesse fermare il tempo io lo fermerei a quel mattino.
Tutto l’immenso resto non so raccontarlo, ancora.
Vorrà dire che aspetteremo, per tutto l’immenso resto, intendo.
Byez
Vorrei sentirlo, il resto.
[A questo vorrevo arrivare, ieri..]
ti abbraccio stretta, zia.
Molto intensa entra nell’anima.
tutto l’immenso resto… pagina bianche da scrivere, con tutte le difficoltà del caso… i personaggi, l’ambientazione, la storia… dico sempre le stesse cose, in fondo non sono bravo come scrittore, ma ci provo… e non conservo foto, salvo le poche in cui sorrido…
In casi più tragici si chiama elaborazione del lutto,che non significa dimenticare(peraltro impossibile)ma ricordare e vivere.Guardati attorno non dietro.Con affetto Catetom.
…sì, credo si possa esser complici di se stessi…del resto è molto meglio impararlo.. anzichè crogiolarsi nell’insoddisfazione d’un destino che si sognava diverso..Grazie ancora per le vostre parole, giungono inaspettate e per questo ancor più gradite.
Au revoir.
Cara Cri,
stamane non ho proprio (il) nulla da dirti.
Per cui ritengo che sia un gran giorno per comunicare.
Oggi la mia poesia sciopera, non certo la mia passione.
Una vita buona per te
Sempre e comunque
Ci sono *storie* che Non Si Possono lasciare andare – complici quegli ingranaggi complicatissimi che abbiamo in testa, che sanno di dinamiche rancide e sballate.. – ché ti pare di non riuscire a fare una cosa senza pensare ai mille possibili annessi e connessi, o irrimediabilmente e dannatamente in colpa..
Ci sono *storie* che Si Devono lasciare andare – per quella stessa fottutissima Vita, nel cui nome si compiono i più miracoli e le peggiori atrocità…
Ci sono storie che non andranno. Mai.
Che ti entrano nel sangue, come per una trasfusione, e ti fanno carne di altra carne, come un’unghia finita per troppo amore dentro un pollicione – *Perchè sei sangue del mio sangue, tu sei carne della mia carne*, cantava il biondo Niccolò… –
Andranno giù, un giorno, forse, ma non come acqua, no.
Sarà ingurgitare i tuoi stessi muchi dopo il più violento dei raffreddori, quando non riuscirai più nemmeno a respirare, e penserai che se non lo farai morirai. E allora.
Manderai giù, forse.
E sarà di schifo.
E sarà forse.
Un pò come l’ultimo respiro.
Due sere fa.
Napoli, Teatro Augusteo.
Allevi suona e incanta.
Dal palco, due secondi prima di attaccare di attaccare uno dei suoi pezzi, spiega, ci prova:
*Il passaggio dall’ eternità all’ esistenza è il primo battito di cuore, il primo respiro.. Ma non c’è un tempo, un tempo determinato, segnato da lancette.. Se ci fosse, però, quello sarebbe l’orologio degli dei…*
Non so perchè te ne stia scrivendo.
So che tra tutti i momenti possibili, ce n’è uno, uno solo, da scegliere e scandire, per fermare il tempo, e azzerarlo, come per un contachilometri da far ripartire.
E non è cancellare, e non è dimenticare.
Ma E’. Semplicemente.
E arriva.
Dopo il respiro più lungo.
Dopo il battito più breve.
Dopo l’apnea infinita.
Aprire gli occhi.
E ricordarsi di esserci.
E ricordarsi di respirare.
Manda giù, *nervi d’arpa*.
E poi respira.
Con affetto,
s.
Guardo sempre la fine…l’orizzonte esatto…di tutto cio’ che abbiamo lasciato…come se lasciare sia parlare…sottovoce…come se andare…fosse guardare dentro un addio…che non c è mai stato…perchè certi passi…non possono essere cancellati…perchè certe distanze…fingono di essere enormi…e non fanno altro che camminarti accanto…
@ Steve: c’ho messo tre anni solo per scrivere questo… Ho tempi di gestazione dilatati 😉
@ Rita: …eh. vorrei dirlo, il resto.
@ If: sta proprio lì.
@ Quasi: io ne ho vista una in cui non sorridi!!! prrrr.
@ Catetom: guardo dappertutto, davvero. Ma ciò che c’è dietro polarizza le mie emozioni.
@ Maldoror: dai, che bello, comunichiamo […….]
@ MdM: finirà così, probabilmente. E’ che mi servirebbe un espettorante, ecco. Per accelerare un po’ il processo di guarigione.
@ Quellochemanca : le distanze le facciamo noi, col ricordo. In questo caso ho qualcuno aggrappato alle mie spalle.
Toccanti le cose che dici.
entro ora per la prima volta nel tuo blog e credo che diventerà una delle mie visite quotidiane…
Sta proprio qui il punto: quell’istante del tempo ormai é cancellato. Non esiste più, soltanto sofferenza ti può portare il restarci aggrappata. E’ un modo per non risolvere.
E il tempo, non può essere fermato.
Un bacio
…ho fatto un po’ di macello. Mi scuso.
:0)
Quasi tutti o tutte, o quantomeno la maggior parte dei blogger (s) scrive poesie.
Poca, pochissima prosa.
Hai un’intensità e una delicatezza aristocratica nello scrivere.
Trovo i tuoi post, ne ho letti solo due,
molto sui generis.
Indecisa se commentarti, alla fine l’ho fatto.
Le risposte che però dai sono altezzose e stronze.
Penso che certi blog siano solo da leggere. Il tuo è uno di questi.
brano prosodico molto bello e, dopo te, saluto la mia amica moon.
🙂
Lascia che l’onda del mare porti via le tue storie, in fondo non farà loro nulla di male, solo conservarle…
In silenzio mi appassionoe leggo… in silenzio dopo ke le note si sono spente rifletto e cerco di capire immedesimarmi, acune emozioni le sento vibrare come se riuscissi… ma sono distante.
A riflettere bene, anche io avrei degli attimi dove mi piacerebbe che il tempo si fosse fermato!
Un bacio
soltanto le sofferenze sanno generare poesia e prosa che sappiano davvero toccare l’anima…
ti auguro di non aver più bisogno di scrivere, ma mi auguro al contrario ed egoisticamente , di leggerti ancora