(questo post non ha titolo)
La formula al tempo stesso più semplice e più falsa per stringere la felicità è la resistenza. Io sono nata per resistere e l’ho sempre saputo, è sempre stato così, fin da piccola.
Pazienza, costanza ed una facilità congenita di raggomitolarmi davanti al primo segno di minaccia, improvvisando un guscio istantaneo e durissimo capace di proteggermi da qualunque incursione esterna, di qualsiasi natura fosse. Resistenza allo sbando, resistenza emotiva, resistenza formale.
L’importante è resistere: collegare l’orecchio sinistro al destro con un tunnel immaginario, dal diametro capace di veicolare qualunque fiume di parole sgradevoli (o gradevoli, ebbene sì) che mi aggrediscano da un lato della testa per evacuarle istantaneamente dall’altra parte, tenendomi in salvo dal loro significato e dalle probabili conseguenze.
Resistere, aspettare il momento propizio alla ribellione, fingere una completa soddisfazione nei momenti brutti, anelare intimamente all’arrivo di quelli belli, cedere prima che diventi inevitabile e mascherare il cedere da concedere. E restare a galla.
Ecco come ho vissuto io, schivando i problemi e le grandi decisioni -forse anche le grandi occasioni-
Un atteggiamento così sensato che m’è valso tutti i pronostici di una serenità eterna quanto sbiadita. Il tempo però non è infinito.
Ed io ho iniziato a perdere gli anni, ho iniziato a rendermi conto che guardavo indietro e non riuscivo più a vederli perchè erano caduti, si erano disfatti, elisi e poi cancellati a vicenda. E’ finita che il tempo che mi resta m’è apparso sempre più corto, troppo breve per ospitare comodamente lo spirito di una persona nata per resistere. Il tempo è per chi lo brucia non per chi lo esaurisce in apnea.
Così mi sono ritrovata ai limiti dell’agonìa, nella condizione di tenace moribonda affettiva.
Il solo ammetterlo mi costa incredibilmente perchè è come tentare di boccheggiare dopo l’apnea e ritrovarsi l’aria satura di ogni emozione. Irrespirabile.
E non sapere come rieducarsi al respiro.
non sono sponsorizzato giuro ma…. chi ama brucia… banale? edonistico? leggero? cos’è questo resistere? di solito si resiste a qualcosa che si teme.. si sta in apnea perche si teme che l’ acqua allaghi i nostri polmoni … che qualche venefico gas li bruci..ma perchè resistere alla vita… diventarle trasparenti.. (e cos’è quel tunnel tra i due occhi se non un tentativo di trasparenza) forse che le emozioni che inevitabilmente l’ accompagnano sono da considerare nemici sui quali versare olio bollente da dietro le palizzate? [ 😉 ] E’ un cambio vantaggioso quello tra felicità e serenità? Questa mattina alla radio hanno letto un brano che dicevano tratto dalla costituzione americana: ogni uomo ha diritto a BATTERSI per essere FELICE. Battersi… è una parola pesante… ma forse che la felicità non la merita?
Fabio
nessuno ha tutte le risposte. nessuno è mai davvero preparato ed equipaggiato. si annaspa, si prova. piano piano cercando
Resistere a prescindere.Consapevoli che la corrente può trascinare il tempo.Iperventilando al bisogno, trattenendo il fiato se è il caso, forzando scambi gassosi al rischio di perdere la lucidità. Rilevando e siglando memorie, attendendo il presente sapendo che è già trascorso. Resistenza passiva? Rischio d’intossicarsi definitivamente, per timore di aver esaurito l’ossigeno, e con esso il tempo.Il respiro è involontario, innato.Questo è il fatto. Nell’attimo stesso in cui si cessa l’apnea lo si riprende. Questo accadrà. Per fortuna, inevitabilmente.
Un bacio.
K.
“Il tempo, però, non è finito”..ricorda una poesia di Montale. E a dire il vero nell’ideologia (scusa la parola) gli somogli un pò.
Sull’apnea ti dò ragione: resistere è vivere in apnea. Ma l’apnea diventa il rischio che a volte vogliamo correre. L’apnea la rischia, anche se inconsapevolmente, il bimbo in grembo.
Il noto Carmelo Bene disse proprio questo versi gli ultimi anni della sua vita: “Il fatto di essere nati [Negli anni ’30] costituiva di per se un’impresa. Sopravvivere ai tumulti dell’utero, a questo natale bellico, allora funesto nel novanta per cento dei casi. “
Ma è vero quello che dice il comment precedente di antonypoe: si annaspa (‘Annaspando’ è pure una poesia di Montale).
Si impara a respirare. Non è vero che è un’abitudine che facciamo in maniera spontanea.
Il respiro in lingua ebraica corrisponde al soffio, al ruach, cioè allo stesso spirito che ci compone.
Perciò, cara Cris, se non respiri, è come se rinnegassi un pò la tua stessa vita, il tuo stesso spirito.
Breath! and live
@ Luce: si resiste anche a ciò di cui si ha bisogno perchè se ne ha troppo bisogno. Sono innemerevoli i motivi che ti spingono alla resistenza, più o meno passiva. C’è chi mi definisce pavida. Sai che rispondo? Può darsi.
@ Antony: e chi le vuole tutte le risposte?? Qualcuna, solo qualcuna.
@ Kloro: densità/dispersione – slancio/chiusura – resistenza/abbandono. Dovrebbero essere vissuti ciclicamente, in alternanza.
@ DZizza: Montale è la mia storia universitaria. In minima parte mi ha influenzato, nella massima è stato un riscoprimi attraverso lui.
Per quanto riguarda il discorso del rinnegarsi… No, non credo di rinnegarmi. Mi muovo con la coerenza di cui sono capace. Ma questo è un fattore meramente razionale. Se parliamo di ascoltarsi allora posso dirlo tranquillamente: mi ascolto ma non mi assecondo.
Il tentativo di cimentarmi in ciò cui non sono avvezza è tutt’ora in corso.
Saper di doversi rieducare al respiro è il primo basilare passo per non asfissiare se stessi ed il mondo.
Pat
dare per scontata l’aria nei polmoni è prerogativa di chi respira abitualmente, mentre a chi questo lusso non è stato concesso, da madre natura o matrigna esistenza, appare sforzo
dalla mia condizione anfibia non so, non so cosa sia meglio..
bacio.
più di qualcuna ce l’hai già
Ciao, bellissimo blog!
Volevo chiederti una cosa. In empatie, hai messo a mano tutte le immagini con i collegamenti ai blog, o c’è un tag apposito?
Saluti, Bea
Ps: fantastiche le trofie nel disclaimer!
E’ la cosa più semplice ed inebriante del mondo! lasciati andare; cosa può succederti? nulla di peggio della paura che ti ha costretto a negarti. Io ci credo.
Sarebbe uno spettacolo vederti respirare, quasi commovente. E arriverebbe anche la speranza dove non c’è più.
Un bacio.
Hai avuto Sanguineti come docente? Complimenti. Certo, mi spiego: la dimensione di uno scrittore, per quanto possa essere grande, è sempre una dimensione umana, ma alcuni fanno vivere ai lettori quello che scrivono. Non ho letto molto di Sanguineti, ma mi piacciono i suoi celebri haiku. Poi su Montale non ne parliamo; sono montaliano – ho mangiato, ho bevuto, ho vissuto di Montale.
Ps in definitiva, non conoscendoti bene, ho carpito qualcosa! 🙂
ps grazie per avermi linkato nelle tue empatie: mi vedo carino in quella lista (scusa l’audacia dell’affermazione :-))
Che lavoraccio! Grazie mille! ^^
devi sapere che le tue parole mi hanno fatto molto piacere. davvero.
io è una vita che mi aspetto, non mi trovo e non capisco niente. è brutto da dire. le sinestesie si rintanano e non mi guardano più. ho cercato di disimparare la sincerità, ma quello scarafaggio è duro a morire.
io ti ringrazio, per avermi aspettato. nel frattempo.
con affetto ed imperitura stima
io, invece, ho fatto tutto l’opposto. ho vissuto la vita (fino a d ora) al galoppo, sfruttando tutti i singoli minuti che avevo.Il guaio è che ora non riesco a rallentare, a godermi il sano ozio. mi spinge il fare ed io mi lascio spingere.
in media stat virtus.
E’ curioso come possano essere benissimo le parole di un diamante le tue…
Fingere…o simulare?
W
[Già volersi rieducare, zia…è una vittoria.]
Un bacio alla mia donna preferita. ;*