(questo post non ha titolo)
[ F l a s h b a c k ]
Una farfalla che frulla sottopelle e mi delizia, ecco cosa ricordo.
Niente di educato, composto, prudente.
Non mi perdonerò mai d’essermi concessa a simili sventatezze.
Ricordandole, mi ritrovo tesa a volerle replicare nella loro voluminosa voluttà.
Ancora e ancora e ancora.
Il sapore lo devi sentire in bocca, arrotarsi sul palato, già quando lo pensi…
Anche se.
Si chiama dipendenza psicologica. E’ difficilissimo non replicare qualcosa che non si accetta moralmente ma si agita dentro di te con tutta la sua forza distruttiva.
@ Gus: …dipendenza psicologica da un piacere?? Uhm… No, non direi. Sarebbe assuefazione. E se fosse assuefazione non potrei farne a meno. Cosa che non è.
Diciamo che tendo -come tutti- a ricercare ciò che mi ha dato piacere in passato e che vorrei tornasse a darmelo, oggi. Nessuna morale di fondo, nessun rifiuto etico. Solo un’istintualità che fa fatica ad emergere… Molto semplicemente.
Qualòcosa che non è una colpa ma un piacere non va perdonato, va proprio solo replicato 🙂
per me la risposta è si – al chissà da te detto da me
meglio, sempre. sempre che possa essere chiamato con quel nome – surrogati inutili, quelli si, sempre inutili, ed evitabili e da evitare
saluto
esistono le condizioni per replicarle?
@ Topji: … non quelle che vorrei. Non ancora, almeno. Mannaggia!
@ Vì: proprio, già :-***
@ Lèggimi: perfettamente concordante sui surrogati inutili… Tutto bene? Bacino.
Niente sarà come lo sognammo, ma
come continuare a vivere senza sognarlo?
Il nostro tempo passerà e sarà stato
un passaggio nelle tenebre, solo un passaggio
E se qualcosa in fine si compirà nella nostra vita
più non saremo quelli che lo sognavano.
Jesus Lopez Pacheco
Al terzo doppio whiskey quasi le gridai:
“J’adore Venise”
un’occhiata da dietro la spalla so
non vuol mai dire no
mi voltai verso il buio
dietro il vetro indovinavo casa mia,
ma nemmeno un motivo per andare via.
Una calza di seta sull’abat-jour,
“J’adore Venise”
una musica lenta ti tira su
e vivi un po’ di più
giusto ai piedi del letto
un giornale: “la questione d’Algeria”
ma nemmeno un motivo
che io ricordi per andare via.
E tre bottiglie in fila e quattro poi
e le risate
che cavolo di nome avessi quella notte
non ricordo più
sentivo che finiva
e il giorno ce l’avevo addosso già
e sembravo qualcuno in un altro posto
ma stavo ancora la.
I motivi di un uomo non sono belli
da verificare
il problema è concedersi
un po’ del meglio e un po’ di più
lei venne alla finestra
io le dissi: “mi sa che il buio se ne va”
così calmo e seduto pareva proprio
stessi ancora la.
(Ivano Fossati)
[Premonizione]
nel buio… riflessi… luce sul rossetto di un qualche colore… bagliore dentro gli occhi di quel colore…nuovi angoli di corpo tra le dita… velluto come pelle sotto le dita …. maree di passione che montano dai fianchi… flessuosi seducenti ….. sorda luminescenza offusca gli occhi … melenso afrore aderisce alle nari…. poi la Luce
Giu’ le mani, giu’ i pensieri,
giu’ tutto il corpo, giu’ tutto te.
“Anche se” pare un’ancora di salvezza, la via di fuga, la porta aperta dalla quale si può uscire… e tiro un sospiro di sollievo.
Troppe sovrastutture, troppi limiti, troppe barricate.
In questi giorni mi arrabbio, quando ti leggo.
Si può dire, mi arrabbio?
Si può anche dire meglio.
Oh, Max… Puoi dire anche incazzato, volendo. Ché questo blog pare tanto chic ma si è rotto i coglioni del solito aplomb: ha voglia di cambiare menù.
Ad ogni modo… Sovrastutture, barricate e limiti (autoimposti) in abbondanza, è vero.
Quello che non sembra vero è che faccio una fatica boia a superarli. E invece…
Anche se…
Anche
se…
Anche
se…