(questo post non ha titolo)
Hawk non parla, soffia alcune parole tra un singhiozzo e l’altro.
Impiego qualche secondo per capire cosa è successo perchè l’unica frase sgangherata che ripete compulsivamente è non so se questa volta ce la faccio, non lo so, non lo so più. Le chiedo dov’è e mi risponde non so se ce la faccio. Le chiedo dov’è, ancora, e lei mi dice in macchina. Dove, in macchina? Non so se ce la faccio, stavolta. Dove sei? Sono confusa, non so dove sono, non capisco più niente. Dimmi cosa vedi, guarda fuori. Una strada. Una strada quale, sei in città, fuori città? Sembra la tangenziale. Sembra? Come sembra? Non lo so, sono confusa, non so se ce la faccio. La bambina dov’è? A casa, l’ho lasciata a casa. Sola? Non credo… No, è col papà. Riguarda fuori, cerca di capire dove sei. Piange. Dimmi cosa vedi fuori. La Total, vedo la Total. E’ già qualcosa. Guarda a destra. Non ce la faccio, mi gira la testa. Hawk, ascolta me, guarda a destra, cosa vedi? Non lo so, tante macchine parcheggiate, oltre il campo. La zona industriale. Ferma lì, stai ferma lì, mi hai capito? Ho paura. Hawk, mi hai capito?? Sto ferma qui.
Esco in tuta e ciabatte, col cuore in bocca. Salgo in macchina terrorizzata, inforco la tangenziale, guido con gli occhi sbarrati a fissare il ciglio della strada. Prima della Total, sulla corsia di emergenza vedo la Punto ferma, luci spente. Merda. Mi fermo dietro, inserisco le quattro frecce, esco dalla macchina entro nella sua.
Hawk mi guarda, stravolta, mi si aggrappa addosso, è la metà di me. Piange ed io non so che dirle. Siamo sulla corsia di emergenza, non possiamo stare qui, è l’unica cosa che mi esce dalla bocca. Piange e resta aggrappata. Hawk, mi hai sentito? Siamo sulla corsia di emergenza, ferme, dobbiamo spostarci da qui, cazzo. Devi guidare fino alla zona industriale, ce la fai? Non lo so, mi sento confusa, sono così stanca. Sei arrivata fin qui, puoi arrivare fino alla zona industriale. Poi parliamo. Ok. Tu segui me e poi parliamo. Ok.
Scendo dalla sua macchina ed entro nella mia. Tengo le quattro frecce inserite, mi immetto nella corsia di marcia e mi accerto che lei mi segua. Un chilometro e arriviamo.
Ho le gambe molli e mi sento totalmente inadeguata ad affrontare la situazione.
Hawk mi guarda, raggomitolata sul sedile. Mi guarda e mi chiede cosa faccio adesso? Cosa vuoi fare, dimmelo tu. Non torno a casa, non ci torno conciata così. La bambina non deve vedermi così, non voglio, non portarmi a casa. Nessuno mi aiuta, nessuno. Mia madre vorrebbe che io fossi una madre come è stata lei, uno schifo di madre oppressiva che avrebbe voluto che tenessi il pannolone fino a quattro anni. Non voglio più vederla, non so più se so fare la mamma, non so più se so fare la moglie.
Tua figlia è una bambina acuta come un’aquila, educata e sempre sorridente. Ed è così perchè tu l’hai cresciuta così anche senza l’aiuto di nessuno, compresa quella stronza di tua madre.
Non lo so. Non lo so. Lei mi critica sempre, dice che sono un’incapace ed io vorrei solo una conferma da lei, una stracazzo di conferma da mia madre e lei niente. E poi la mia laurea il mio master il mio lavoro… Ho sacrificato tutto, non ho più niente di mio, tranne la bambina e lei è l’unica soddisfazione che ho, ma non mi basta, capisci? Non mi basta.
Io no che non capisco. Come potrei. Lei vorrebbe avere la libertà ed il tempo che ho io e io vorrei sgravarmi dal troppo tempo che ho per fare il niente che faccio. No che non capisco, perchè quando prendo la macchina e guido veloce, esasperata, è più per cercare qualcosa che non per scappare da qualcosa.
Hawk è una donna cui non basta essere madre e moglie. Io non so se mi basterebbe perchè non lo sono mai stata.
Di cosa hai bisogno, lo sai? Di tempo per me, per ritrovarmi senza sentirmi in colpa con lei. Perchè io ho diritto ad avere del tempo per me vero? Sì, ne hai diritto. Voglio due ore due volte la settimana per andare dal parrucchiere e passeggiare ai giardini senza di lei, senza giostre, senza capricci, senza pensare a niente se non a me. Sono cattiva? Non lo sei. Tu lo faresti? -mento- sì. Accenna un sorriso fa un respiro profondo e dice vado a casa e lo dico a Lui. Andrà Lui a prenderla all’asilo due volte alla settimana. Capirà? Credo di sì. E se non capisce? Fai quello che hai deciso, comunque. Giusto. Giusto. Domani mi accompagni a fare una passeggiata? – io posso aiutare Hawk e Hawk non può aiutare me, ed è buffo e un po’ triste ma è così – Sì che t’accompagno. Grazie. Andiamo a casa, adesso.
Vite che perdonano vite…
Io dico che aiutare kawk invece un po’ ti aiuta.
andiamo a casa… adesso.
Io capisco bene. Tutto quanto. Davvero tutto.
“vorrebbe avere la libertà ed il tempo che ho io e io vorrei sgravarmi dal troppo tempo che ho per fare il niente che faccio.”
Brutto colpo questo…a modo mio comprendo, ed accuso.
Ed è forse proprio per questo passo che l’aiutare non ti potrà aiutare…..non permetterlo.
basta esaudire un desiderio uno solo il resto vola via
Il mestiere di vivere è difficile e difficilmente ci si può aiutare in questo.
(e comunque è un post che “fa male”, questo, almeno a me)
Ciao Cris.
L’importante è trovare il punto di equilibrio,Per Hawk…. per Te!
Un abbraccio
anche mia sorella ha vissuto la stessa situazione… e tu la stai gestendo benissimo!
Un abbraccio ad entrambe!
l’hai raccontato molto bene
Mi spiace molto, per lei.
E’ ingiusto; ci hanno caricato di tanti e tali aspettative e compiti che a cercare di star dietro a tutto, inevitabilmente si finisce nella frenesia e/o nella sensazione di inadeguatezza.
● Quellochemanca: più che perdono qui si tratta di sopportazione e mediazione -eventuale-
● Ovetto: tu dici? io mi sento solo tanto, tanto inadeguata. E non credo di avere le risorse necessarie.
● Gerti: capisci Hawk?? Giuro, non l’avrei detto. Bacio.
● Direwolf: non permetterlo? Non è questione di permesso, sai? Io son così, mi sbraccerò e mi prodigherò e non servirà a granchè. Ma lo farò.
● Eventi: certo, come no!
● Rob: …eh. [che altro aggiungere? niente, appunto]
Bacino.
● CalMa: grazie, anche per il pvt di precisazione.
● Blumosquito: spiace anche a me per lei. E per me. E per chiunque si barcameni come può e non riesce a vivere con serenità.
Anch’io capisco tutto, e al momento capisco benissimo Hawk. Non aggiungo altro, se non che vorrei avere anch’io qualcuno vicino (oltre il marito) su cui fare affidamento…
Sei profonda e delicata…leggerti è così piacevole, e lo faccio da tempo seppure senza aggiungere mai nulla alle tue parole di velluto.
Ma ora, da moglie, madre e donna con ansia di perfezione, non posso non dirti grazie. Grazie per avermi portato davanti Hawk e il suo tormento, che è anche il mio. L’amore per un figlio ha dentro tanto dolore e tanti rimpianti. Cresceremo anche noi, piccole mamme insicure.
Antonella
come amica hai fatto e farai. non mi pare il niente di cui parli. poi dubito che basterà a risolvere. ma questo è un altro discorso e un amico non è a questo che “serve”
Cris, capisco il fatto (angosciante) che non sempre si ha per sè tutto il tempo e tutte le cose di cui si ha bisogno. Questo, se non si è molto forti, può portarti a sbandare come ha fatto lei. Può portarti a percorrere senza senso una tangenziale qualunque di una città qualunque.
è una situazione un pò difficile… sei stata un amica fantastica! e cmq coplimenti, scrivi benissimo!!!!
● Makdaralo: inizio a pensare che ci siano tante persone che soffrono per non avere accanto qualcuno che sappia ascoltarle senza giudicare e facendo esclusivamente del proprio meglio per aiutarle, nel suo piccolo.
● Antonella: grazie per avermi parlato… Per me [parrà sciocco] è importante che mi si parli. Vengo letta troppo spesso in silenzio, ultimamente. E poi, una carezza seppur virtuale mi fa solo piacere; la girerò ad Hawk.
Benvenuta, comunque.
● POE: non credo basterà. Ma sarò contenta anche solo di aver contribuito alla spensieratezza d’una passeggiata. E va bene così.
● Gerti: ah, ok, avevo frainteso, mi sa. Adesso che hai precisato ti dico che sì, lo supponevo. Bacio.
● Elisa: grazie, per entrambe le cose che hai scritto.
Minchia, Cris.
E dopo questo incisivo primo commento, vado col secondo.
Com’è sempre difficile avere o non avere, credere che quello che si vuole sia l’alternativa a quel che si ha.
E dopo questo lapalissiano secondo commeno vado col terzo.
L’idea di te in ciabatte e tuta in auto mi ha fatto una dolcezza che non sai. Sei tenera.
Tu forse non ci crederai, Cri, ma stasera nel tornare a casa dal lavoro, mi è presa una grande crisi di pianto, come mi succede troppo spesso ultimamente. Sono tornato ed ho letto la tua storia e quella di Hawk. Ho pensato che lei è molto fortunata ad avere un’amica come te che si è subito precipitata a tranquillizzarla in qualche modo. Io questa fortuna non ce l’ho. Ho dovuto fermare la macchina e tirare fuori tutto quello che avevo dentro: lacrime, rabbia, dolore, senso di inutilità, vuoto, angoscia. Questo male di vivere che sta distruggendo la mia vita mi sta prostrando sempre di più; le medicine servono a poco, parlare serve a poco. Tu per me sei diventata un rifugio dove poter leggere le cose che scrivi in modo meraviglioso e poter parlare anche di me. Qualche giorno fa c’era qualcuno che diceva che non aveva bisogno di creare un blog perché c’era il tuo; anche per me è lo stesso, Cri; grazie. Ti voglio bene. Vincenzo
eccola qui quella che vuol pensarsi ‘inaffidabile’ 😉
Sono l’epoché e le frettolose ciabatte ad abbagliare.
Cri
Controcorrente: verrà il tempo per hawk di passare ore dal parrucchiere, dall’estetista e in palestra. E di fare shopping con la sua creatura divenuta nel frattempo ventenne.
Avrà poi il probema del ritocco ma, se le cose andranno come devono andare, alla sua epoca sarà più facile.
Penso che per noi che non siamo nati in zone disagiate o di guerra qualche problema di vita al di fuori degli stereotipi pubblicitari ci deve pur essere: si chiama, appunto, vita. Rapporto col coniuge e crescita dei figli compresa.
Se poi viene vissuta come male di vivere è un problema nostro che non abbiamo problemi di sopravvivenza immediata (per fortuna).
Cmq. Cris sei stata brava.
Ma, perdona la franchezza, non hai di questi problemi perchè, attrezzata come sei, semplicemente stai scegliendo un diverso modo di vivere.
B.d.e. (versione grillo parlante)
Mi sembra che tu riceva molte carezze virtuali da chiunque entri a leggere le tue pagine. Sei poesia e vita reale…
Mi piace fermarmi tra una parola e l’altra, e la sensazione che provo è quella di trovarmi di fronte a cose vere, a una persona vera e a parole vere. Sei un appuntamento quotidiano e ne sono felice.
Chiunque entra nel tuo blog si ferma a lasciarti una carezza…cerca di “sentirle” e goditele perché sono davvero meritate. Perdona le “parole in libertà”, ma sei davvero coinvolgente e le cose che vorrei dirti sono tante e purtroppo confuse.
Un abbraccio (anche dal mio cucciolo di quattro anni, che ieri pomeriggio ha salutato una mamma più serena grazie al tuo racconto di Hawk)…
Essere all’altezza o no, poco importa nei momenti di tristezza acuta. Servono solo mani, da trattenere, per togliersi strati d’ansia. Se le mani poi sono le tue, allora Hawk è fortunata.
Un abbraccio …
è molto spiazzante leggere queste parole, e i tuoi pensieri, cosi diversi apparentemente da chi vive, e tu invece contradditoriamente diversa..ma non credo che ci sia un male, ne in un modo ne nell’altro, la cosa buona è che sai ascoltare, in tuta e ciabatte chi ha bisogno di sentirsi un appoggio..
il resto, bè niente è facile per nessuno…
ciao
● Vì: tenera, come no! Parevo uscita da una casa di recupero 😉
Bacio.
● Amoreemusica: sai, Vincenzo? Nemmeno io ho qualcuno da chiamare quando sto così. O forse ce l’ho ma sono miseramente convinta di non trovare accoglimento e desisto, sempre.
● Bulucette: andiamo a prenderci un té??
● Barone: Ma, perdona la franchezza, non hai di questi problemi perchè, attrezzata come sei, semplicemente stai scegliendo un diverso modo di vivere.
Io quando ti leggo penso troppo. E’ il tuo pregio/difetto. Però non credo che la mia sia una scelta libera, diciamo così.
● Antonella: menomale che t’ho riconosciuto! firmati, almeno, la prossima volta 😉
E grazie per la carezza.
● Passaggisegreti: le mie mani effettivamente sono grandi abbastanza per tranquillizzare e dare senso di forza. Agli altri.
● Yrr: ascoltare, sì, so farlo. A capire invece ci provo con alterna fortuna. Un saluto.
Se non puoi salvare te stessa, puoi almeno salvare lei.
“Amoreemusica: sai, Vincenzo? Nemmeno io ho qualcuno da chiamare quando sto così. O forse ce l’ho ma sono miseramente convinta di non trovare accoglimento e desisto, sempre.”
buon giorno a tutti, in particolare a vincenzo e cris. vincenzo, io sono quella che diceva di non aver bisogno di creare un blog, perchè mi trovo bene in questo. sono felice che tu condivida questo mio pensiero e c’è un’altra cosa che forse ci accomuna: io mi sono scelta un nick maschile per “deviare” dalla mia naturale predisposizione alla femminilità… di te invece ho pensato che fossi una donna (non leggo qui da tanto tempo) ed invece mi ha (piacevolmente) sorpresa questa tua delicatezza di uomo.
per cris: se tu sapessi quante volte ho cercato di interpretare questa mia incapacità di aggrapparmi a qualcuno e di mostrarmi per come sono veramente… fragile. delicata. sensibile. spesso spaventata. ma non ci riesco. non che io non abbia “qualcuno”. è che sono certa che nessuno capirebbe di quali sfumature è veramente colorato il mio universo interiore e quindi non faccio eccezioni nemmeno per le persone che mi vogliono bene, faccio un bel “taglia e incolla” dal resto nel mondo e mi dichiaro ogni giorno unica regina incontrastabile del mio immenso regno…
mi sei già cara, cris…
Bello davvero questo post, e bella la forza che tiri fuori nella storia.
Onorato delle lunghe riflessioni (oppure scrivo da vero idiota!)
Quelle ultime righe volevano essere un riconoscimento alla tua lontananza, voluta, dai rapporti codificati.
Qualche nostalgia, certo; ma sembra che la normalità ti respinga, ancora, più di quanto ti attragga.
Che tu sia attrezzata mi sembra evidente, visto che Hawk ha cercato te sapendo di potersi aggrappare.
Umanamente, non è cosa da poco.
b.d.e.
per principio non commento sui blog in moderazione. però, qui non resisto, perchè – semplicemnte – volevo scrivere che questo sembra un bel blog.
semplicemente.
Dunque, sono le 17.10. E la teiera dov’è? ;-)))
Perdindirindina non capisco se è stata la parola eccola o la parola frettolose a far di me una signorina inglese.
Senza latte, comunque.
Thanks
Cri
Non sono d’accordo sulla tua affermazione: “Io posso aiutare Hawk e Hawk non può aiutare me”.
Una persona che ti cerca ti fa uscire dall’anonimato. E’ il regalo più bello che possa farti un essere umano.
Ciao.
Penso a quanto sia facile poter affermare :” mia madre avrebbe voluto che fossi come lei”…ogni madre lo vorrebbe pur precisando di non voler affatto che la propria figlia commetta i suoi stessi errori non rendendosi conto ella stessa di quali siano effettivamente gli “errori” commessi e quale
“irreparabile”danno possano aver provocato al sangue del suo sangue.Non intenzionalmente almeno.Come figlia e come madre mi sento di assoloverla perchè si invecchia e non sempre c’è il tempo per il perdono.
Grazie
…è fortunata ad avere un’amica come te. Le amiche, si sa, si riconoscono soprattutto nel momento del bisogno. E tu, quando lei aveva più bisogno di te, c’eri.
Un saluto,
Valentina
Sono accorsa anch’io in aiuto di una amica in difficoltà…a notte fonda e ad accogliermi le sue lacrime e una riconoscenza che non mi è costata nulla…perchè l’essere amica contempla amore incondizionato e parole decise, seppur dolorose.
Un bacio
Olio
Sai cosa penso? Penso che, anche se può sembrar strano, l’esperienza delle tua amica posso aiutarti, così come aiuta noi che leggiamo.
Ci aiuta a capire quanto le vite che viviamo siano diverse, quanto non tutto è così facile come sembra, quando c’è chi ha ciò che non abbiamo e non riesce ad esser felice fino in fondo.
Tutto questo aiuta, scuote. E certo, è difficile, ma ci cambia, ci scuote.
Se Hawk sapesse quante persone la capiscono e quanto in realtà la sua situazione sia comune a molti forse si rincuorerebbe un poco.
Ma Hawk di questo blog non sa nulla.
Vi ringrazio da parte sua.
Ah, Bulucettina, il té era vis-à-vis. Rido.
Ah beh, riconoscerci sarà semplicissimo.
Io sarò i capelli scuri e lunghi e il becco della teiera che spuntano dietro l’enorme borsa rossa, tu l’enorme borsa rossa con le ciabatte
😉