(questo post non ha titolo)
Non ho più percezione di come siano le cose che iniziano.
Ho a che fare con un costante mentre, fatto di mezzi pieni, mezzi vuoti, qualche mezzo escamotage e canzoni ascoltate con lo sguardo fisso sull’asfalto di una strada qualunque.
Sono straordinariamente lucida, molto più giuridica che emotiva.
Eppure mi ricordo quando il solo sfiorarsi gli avambracci casualmente mi dava i brividi, mi ricordo le pagine scritte e poi strappate e i cambi d’abito in preda all’insicurezza. E poi, il tormento delizioso e quasi irrinunciabile della gelosia, quello che fa sudare le mani e asciugare la bocca.
Dentro questo orizzonte più piccolo e più comodo mi sto affossando. E poi vado, viaggio, faccio cose, vedo gente, leggo libri, gioco con i bambini, sprofondo placida in qualche poltrona di qualche cinema, più o meno appagata.
Eppure, nessun inizio. Solo un continuo travasare le energie per conservarle.
quanta sublime sensibilità
sembri così stanca Cris… trasmetti questa tua amarezza in modo tagliente. ti stringo forte.
A.
ce l’ho la percezione. non son sicuro del perché succede. sono io? ma anche la bellezza fa la sua parte
● Locririfletto: sublime?? penalizzante, dico io.
● Alessandro: sono stanca. Fortunatamente non lo sembro a chi mi vede. Perchè fortunatamente, poi… Forse solo per orgoglio.
● Poe: la bellezza di cosa? [possibile che io capisca un commento su quattro dei tuoi? argh]
la bellezza che stimola l’anima. la bellezza di una donna, di un paesaggio, di una frase…
E’ che comunque tu i brividi li provi, per una città nuova, giocando con i bimbi, per un bel film. Alla fine è chiaro a quali brividi ti riferisci. Però Cris travasare le energie per conservarle mi sembra, come dire sprecato, ecco.
Bacio
un commento su quattro mi sembra una buona media
Potrà essere sicuramente logorante, ma il travasare energie per conservarle è una bella immagine… e nel farlo ti scoprirai talvolta a conquistarne di nuove, di inaspettate… in pratica quoto passaggi, solo che in chiave diversa.
Sai il vino in barrique, che prende gli aromi dal legno in cui sta… qualcosa del genere…
Come le capisco le tue parole…e stavo per aggiungere…”Sei stanca ragazzina ;-)…”. Poi l’ho trovato scritto in un commento…Tutto sembra a metà. Senza inizio o fine. Sempre un divenire senza meta. Mai una vera concreta fine, mai l’appagamento vero, pieno. Quell’appagamento che per ultimo, al termine dell’adolescenza, al principio dell’età adulta…Poteva essere la semplice attesa dell’amato, il risolversi di una giornata di preoccupazione, un bacio…Ora invece tutto a metà. Tutto con “se e ma”. E’ questo forse…è questo?
E’ questo.
Anche se non sono più una ragazzina.
Prorio quel che intendevo…Con un solleticante dispiacere: non sei piu una ragazzina ;-)….E’ la stanchezza di un’altra età. Benvenuta!
Oh, guarda… qualcuno farà capolino [se conosco bene un paio di persone] per dirti che tanto io mi do spesso e volentieri dell’ottuagenaria 😉
Grazie del benvenuto!
Veramente era una sorta di condoglianza 😉 (sicuramente con dolere…)…Ma visto che altro non son riuscito a farci io per tornare a volare come fan le rondini, se non sei una strega, non vedo come possa tu?
Naaa…sei una strega? Magari da sabato, dopo aver visitato Venezia, stregata…
Volare? Mi limito ad uno zompettìo e a qualche sgangherato e fallimentare decollo, come le oche da cortile 😉
Beh..dal tuo commento traspare ancora un simpatico attaccamento alle nuvole…Non tutto dell’egante animaletto in frak è perduto.
“E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.”
[E. M.]
Il solito atto d’annuire, nel quale ormai mi riconosci pienamente.
Buon approdo a Venezia
Un abbraccio
L.
quello che leggo è semplicemente bello, travagliato e torturante mi rendo conto, ma son le cose più belle… da ricordare e trascrivere 😉
adulto è il participio passato di adulescere, ho sentito questo stasera e ci rifletto.
ti porgo questa ipotesi da eterna adolescente: è il participio passato a portare tutta questa stanchezza?
Ossignur la tanguera ottuagenaria mi va al ballo in maschera! Con l’associazione ex combattenti e orfani della Grande Guerra o con la Bocciofila di Villa Serena Serenissima?
Ossignur con la ressa che c’é questa me la spetasciano in piazza san Marco insieme ai piccioni.
Non c’é niente da fare…più invecchi e più mi torni bambina. Mi dai sempre preoccupazioni 😀
Tanguera, preferisci ti faccia accompagnare da qualche pia volontaria dell’UNITALSI o da Fidel, giovane badante cubano maestro di salsa e merengue?
Un bacio Colombina
cri
Ocio al canal!
E no, non c’è niente di bello o poetico nel travasare energie da un vaso all’altro, per conservarle.
Perché mentre queste passano attraverso strane vie di comunicazione perdono forza e intensità, si scontano, si frammentano.
E poi sì, certo, capita che un brivido ancora ne scuota il pelo, increspi il filo.
Ma troppo spesso sono brividi in saldo. Mercanzia già vista e riportata in vetrina.
Sensazioni annacquate.
Deja vu.
E la percezione che le cose finiscono?
● Lineadombre: Il participio passato ed un presente vacuo, sì.
Benvenuta da me.
● Bulucette: smetti di commentarmi all’ora dei vampiri! Palesati di giorno!
Rido. Bacio.
● Light: è tutto un deja-vu, passati i trenta. Temo.
Benvenuta.
● Littlemaryst: Che le cose finiscano più che una percezione è una lezione amara… Il problema è quando pian piano le risorse per affrontare la fine vanno esaurendosi e mancano nuovi inizi…
Forse cerchiamo di stabilire il senso di ciò che facciamo, ne studiamo le conseguenze, cerchiamo di stabilirne le connessioni. Ciò che succede può essere prevedibile, causale, non tutto si sviluppa in modo lineare e tutto può essere contestato come assurdo o accettabile.
Tutto ciò non significa che gli estremi di questa linea consequenziale siano uno l’inizio e l’altro la fine molte volte l’origine si perde nei meandri del nostro modo di agire e la conclusione non deve per forza allacciarsi alla fine dell’evento.
L’inizio del nostro rapporto non era certo l’origine dell’amore e la sua fine non era certo la conclusione della ricerca dell’amore.
un sorriso
Mauri