Se(i)
Se ci sei non mi hai mai letto o se mi hai letto non hai voluto parlarmi.
Se ci sei non mi hai trovato o se mi hai trovato non hai voluto prendermi.
Ci sono io che scrivo e scrivo da anni. E tu che non parli e vivi, lontano da me.
Non ho che metafore scarne ed una scrittura ruvida come la terra d’inverno.
Non ho che quello che sono più quello che credo di essere, al netto di ciò che mi credono gli altri.
Mi si intravede appena, sotto la pensilina, ad aspettare.
Se ci sei non mi hai visto e se mi hai visto non ti sei fermato. Ancora.
E quella nota finale che mi fa sorridere: la consapevolezza che nonostante tutto e tutti, non riuscirai mai ad esser del tutto pessimista.
Ed io sorrido.
Certi post mi piacciono per il loro “mistero”, che poi chi li scrive di certo non lo usa per coprire ma scoprire, ma non a tutti, a se stesso!
Sorrido, a un certo punto, sembra che parli con Dio, ma chi sa poi con chi parli, ed è questo che rende bello questo post, il modo in cui tu parli, a chi poi, per gli altri ha poca importanza, ma per te che scrivi, ne deve avere, almeno un po’.
Bonjour!
“Avercene” di scrittura ruvida come la tua…
BaciOtto
Ma c’è, ci dev’essere.
Da qualche parte ci dev’essere.
Attendere, ma facendo finta di non farlo, e girare appena la testa come distratta ma in realtà sensibile a qualunque variazione.
Ancora.
Sì, ti vedrà, ti leggerà e si fermerà.
Che bella che sei cris, un bacio.
e se invece ti vesse parlato e tu non avessi avuto orecchie per sentire? se ti avesse trovato e tu ti fossi fatta d’aria, eterea come il tuo dire? se si fosse fermato alla pensilina e tu ti fossi nascosta dietro ai cartelloni delle *reclame*?
lui può fare solo la sua parte, l’atra tocca a te, honey. e non è mai meno del 50%.
► Perturbamento: …quanto tempo! No, non ce la faccio ad essere nichilista fino in fondo. Trattengo un margine di speranza, finchè riesco.
► TS: … con Dio? No, non sono ancora arrivata al delirio mistico.
► Otto: quando la si ha, non basta. Bacio.
► Light: c’è, dici? Proviamo a chiamarlo, visto mai: ehi, tu!!! fatti vivo, prima o poi. Adesso basta aspettare, con elegante nonchalance.
► Bianca: oddìo, bella magari no. Ma interessante mi piace pensare di sì 😉
► Stefano: mi fai così cieca? Così disattenta? No, mi sa che tu mi fai solo pignola e rigida.
Non ho scritto che nessuno mi abbia mai parlato, ne’ che nessuno m’abbia mai visto sotto la pensilina e si sia fermato. Ma non era quel 50% di cui ho bisogno. Era un 20, un 10, un 60. Non il mio corrispondente cinquanta, ecco.
E già: a volte tornano! 🙂
che il 49 è troppo poco e il 51 è troppo, vero?
(sai, io devo ravanare per contratto. ;-))
► Stefano: se così non fosse andrebbe bene chiunque si fermasse, no? Lungo la strada, poi, ci si può bilanciare in diversi modi, caricarsi di un 30% o sgravarsi di un 20%, avvicendandosi. Ma l’inizio è fondamentale. Dall’inizio si capisce molto… E se è un 50% lui si fermerà ed io lo capirò. Sentimentalona?? Sì, l’ammetto.
► Perturbamento: ben ritornato, allora.
Mi hai fatto ritornare in mente “If” di Kipling…
Aspettare quel 50% è spesso la cosa fondamentale ma mi auguro che la tua attesa non sia troppo lunga.
S.
(ps: occhio che se aspetti da troppo vuol dire che da quella pensilina passano solo tonni, meglio spostarsi!!! Ghghgh)
La cosa buffa é che quel 50% spesso capita di incontrarlo quando meno te lo aspetti, magari in un banale attimo di distrazione…
Troverai la tua metà della mela magari l’hai sotto il naso e non ti sei ancora distratta abbastanza 😉
Simmetricamente opposti, sembra.
E il problema come sempre è la durata dell’intervallo.
#10. dissento profondamente. Solo *dopo* capisci se è il 50 o il 23 o l’82. *prima*ti troverai solo in mano uno spettacolare fascio di pregiudizi.
per capire cosa c’è dietro una porta bisognerà pure aprirla…
► Stefanuccio caro… mi stai dando della pregiudicante?? Solo perchè pongo attenzione a qualche prerequisito? Lo so perfettamente che è solo dopo che si comprende l’essenza della persona. Tuttavia, se mi trovo di fronte un potenziale 50% con il quale non posso fare nessun pensiero propositivo nemmeno a medio termine quale porta vuoi che apra se non quella d’uscita?
► Steve: l’intervallo inizia a durare un po’ troppo per la mia scarsa capacità di sopportazione.
► Rebowsky: guarda, sono nella condizione in cui può arrivare quando gli pare: mentre mi depilo come mentre sto cucinando il riso al curry. Non è necessario si annunci 😉
► Sesotris: se da una pensilina vedo passare solo tonni significa che mi sto drogando pesantemente!
#15. “pensiero propositivo a medio termine”?!?
*cade dalla sedia in pelle umana*
Sì, hai proprio letto bene.
Non credo serva una spiegazione ulteriore perchè questo discorso l’abbiamo già fatto in separata sede.
Io ho bisogno di non vedere muri invalicabili quando conosco una persona che mi interessa. Devo potermi sentire illimitata nei pensieri e nei gesti. Ti pare tanto strano da capitombolare per terra, Gran Capo? 😉
Ah… non è normale… d’oh!!!
“Non ho che metafore scarne ed una scrittura ruvida come la terra d’inverno”
non è affatto poco.. ti leggo spesso.
sai emozionare.
ti sorrido*
questa tua nuova pelle, che incanto.
abbraccio
pablo
Infatti ci sorridevo, non so, diciamo che non ti ci vedo appunto, non ancora!
Saluti
“V’erano suore allegre e bianche in vista
del mare il pomeriggio d’ottobre
percorso da un vento che rianimava
i gerani disfatti dalla pioggia –
nella città non qui spoliatrice
di platani maculati come cani arlecchini
e come essi minacciosi facendosi notte
nell’inseguire l’uomo che si attenta
a uscire dalla città riunita
in alte stanze nel filare cadente
di lampade centrali sopra il pasto
della sera che sempre è funebre –
qui dove suore ridono e si rivolgono a me
benigne sfamandomi di te che fai tardi”.
Le tue parole mi hanno toccato, perché in esse mi sono specchiato e ho provato un po’ di dolore nel rivedermi in troppi momenti della mia vita e, forse, nel ritrovarvi te, adesso. O questo ho creduto di leggere, non so se sbaglio… forse credo di vedere te e invece vedo solo un vecchio me stesso. Comunque, volevo dire qualcosa in proposito, ma le parole non le avevo… allora sfogliando un libro le ho trovate stanotte in questa poesia di Attilio Bertolucci, per ricordar(ci) che, mentre s’aspetta (alla pensilina o alla serra come Attilio, che quella notte aspettava Nina, o in tantissimi posti come ho fatto io), c’è tutto un mondo intorno, fatto di piccole e inattese meraviglie. So che a volte non bastano e, addirittura, se qualcuno non ce le fa notare noi siamo incapaci di vederle. Ma quando si ha freddo anche una carezza può fare molto. E allora stanotte ecco la mia, rubata ai poeti, che come si sa sono imbattibili nel trovare il prodigio dove la gente vede solo banalità. Come i gerani disfatti dalla pioggia, i platani come cani arlecchini. Chissà cosa vedrebbe Attilio in una pensilina e in una ragazza che aspetta. Forse non il ruvido e lo scarno, ma molta dolcezza… e molta forza. Ma io non sono Attilio 🙂
► Nuzim: tutto intorno io le meraviglie le vedo, càpita anche che ne goda. Non so se sono come il te di tanto tempo fa, credo che periodi come questo li passino in molti, nella vita.
Io lo sto patendo eccessivamente, tutto qui.
Ho una natura poco individualista, chissà.
Un saluto.
► Totta: grazie di avermelo detto. Un saluto 🙂
► Pablo: spero tu stia bene… Un abbraccio a te.
#17. quello che mi fa capitombolare è proprio questo: che i limiti te li poni da sola, e *prima*. tipo: o ci sono prospettive a medio periodo o niente.
io questo lo trovo delittuoso: come fai a sapere quali prospettive ci sono *realmente* se non vai a vedere le carte? finisce che ti trovi a cantare ed a portare la croce, che è poi il mantra non-scritto tra le tue righe.
con tutto il rispetto.
Stefano, santo cielo: ma poni il caso che io [vista la mia età non più adolescenziale] incontri un uomo interessante, sposato, con 5 figli che abbia votato per Giuliano Ferrara. Mi spieghi tu che carte dovrei andare a vedere? Mi spieghi tu che prospettive potrei azzardare a fare?
Sarebbe delittuoso se lo facessi.
Eddai, su!
#25. mi arrendo.
hai superato te stessa, certe cose non cambiano mai.
*balla sul corpo stramazzato al suolo, esanime, di Stefano*
cris** non ho letto i commenti che son troppi 😉 e non so cosa si dica…
come sai non ho consigli, solo una lieve (ma affilata) vicinanza.
Attendere è una specie di comandamento, è un seme che germoglia attraverso la cura e la pazienza di dolci mani che scuotono la terra. Ma la pazienza e la cura non bastano, l’acqua è necessaria perchè nascano i fiori, come gli occhi si fermano su un volto sospeso che conosce il suo silenzio, ma che aspetta forse anche lui un cenno risolutore.
“ancora”.
Dice che il senso di tutto sia sempre (quasi) in una sola parola.
Dice.
se c’è…gli regaliamo una bussola il cui unico punto cardinale sia tu
Tutto ignoro di te: nome, cognome,
l’occhio, il sorriso, la parola, il gesto;
e sapere non voglio, e non ho chiesto
il colore nemmen delle tue chiome.
Ma so che vivi nel silenzio; come
care ti sono le mie rime: questo
ti fa sorella nel mio sogno mesto,
o amica senza volto e senza nome.
Fuori del sogno fatto di rimpianto
forse non mai, non mai c’incontreremo,
forse non ti vedrò, non mi vedrai.
Ma più di quella che ci siede accanto
cara è l’amica che non mai vedremo;
supremo è il bene che non giunge mai!
G.Gozzano
Sottoscrivo.
e lo dedico a chi c’è… ma non c’è….
baciotti
Eurasian eyes