Odori
Dormo con le finestre socchiuse da qualche settimana e questa mattina mi sono svegliata con una lama di sole che entrava nella stanza accompagnata dall’odore forte dei fiori di tiglio.
L’odore dei fiori di tiglio mi ricorda da sempre la mia infanzia, quando a metà di giugno, correvo fuori dalla scuola elementare in piazza Vittorio Veneto e gli alberi di tiglio riparavano dal sole la panchina su cui sedeva mia madre, aspettandomi.
E poi, l’odore della cartella di pelle rossa, quando le cartelle si chiamavano cartelle, mica zaini. Quello della gomma pane e della carta assorbente colorata tra le pagine dei quaderni Fabriano.
Ricordo l’odore dell’appretto con cui veniva stirato il mio grembiule nero col collo di cotone bianco, ricamato con le iniziali del mio nome e cognome.
Quello dell’orto dei nonni appena innaffiato nelle giornate d’estate, al tramonto, quando dalla terra si alzava il profumo pungente delle piante di pomodoro e peperone. Ricordo il profumo lezioso dei giacinti lungo il vialetto di ingresso e quello delle albicocche appena staccate dai rami, in bilico sulla scala di legno.
E ancora, l’odore della cipria compatta di mia nonna, nella sua confezione di madreperla blu, e della sua pasta al forno sistemata al centro del tavolo di noce, in sala da pranzo.
La mia infanzia è l’odore dei saccottini e delle gomme profumate chiuse nella scatoletta di cartone con il mulino disegnato sopra.
La crema viso che usava mia madre quando non aveva ancora quarant’anni e non si preoccupava delle prime rughe. La colonia di mio padre mista al sudore quando scendeva dalla corriera delle diciotto e quaranta ed io gli saltavo al collo in balìa di una dilagante tenerezza.
E’ l’odore della pasta fresca all’uovo che attraversava il cortile, dal laboratorio al piano terreno, e saliva fino alla finestra della cucina.
E dei tappi di sughero che mia madre portava a casa dall’ufficio dell’azienda dove lavorava.
Penso ai profumi stamattina, ed è come una feritoia da cui spio me stessa, piccola e serena e inconsapevole.
E’ l’unica chiave disponibile che possiedo.
sono belle quelle parole dove si leggono profumi, odori, sapori.
belle quelle righe fra le quali si riscoprono ricordi..
..tutto intorno sa d’estate..
Fiori di tiglio?
Di già?
Sicura che non siano le robinie?
► Chota: ho tanti ricordi di odori e profumi e sapori anche invernali. Sono un potentissimo antidoto all’apatia dell’inverno, in inverno 🙂
► Dianthus: sicurissima. E’ un altro dispetto della mancanza delle famose mezze stagioni. Una volta i tigli profumavano in pieno giugno e adesso a metà maggio.
ohhhhhhhhhhh
che meraviglia questa mattina…
mi hai proprio messa di buon uomore.
bellissimo oggi leggerti, più dei giorni scorsi…
ti lascio un sorriso al profumo di dentifricio e caffè 🙂
però, proustiana questa mattina!
che bella infanzia hai avuto…
Già, gli odori dell’infanzia. Per me, fra gli altri, quello del ragù di carne profumato con i chiodi di garofano che dalla cucina arrivava fino alla mia camera. Odore dei risvegli nei mattini di festa e di vacanza.
E il profumo delle fresie gialle, che mia nonna coltivava nell’aiuola, così che oggi, ogni volta che ne annuso l’odore, sento mia nonna e ogni volta che penso a mia nonna sento quell’odore.
Ma anche i suoni hanno il loro peso. Tintinnìo di piatti, gorgoglìo di caffettiera, borbottìo di radio. Il fruscìo delle pagine del giornale che mio nonno leggeva in poltrona.
Odori e suoni, insieme.
E mi hai ricordato pure le scatoline del Mulino Bianco, oooh! Le amavo, le amavo tutte!
Grazie per questo post.
Buona giornata, un abbraccio
L.
Mi hai fatto venire i brividi…
E mi hai regalato un viaggio nel passato, nei miei ricordi, nei profumi della mia infanzia. Ho un sorriso malinconico e incredulo.
Hai smosso un macigno che imprigionava queste reminiscenze.
Che strano effetto, che sensazioni sopite hai ridestato in me.
Quanti pensieri hai liberato.
E quante riflessioni.
Credo che sta sera, a casa, mi metterò a sfogliare i vecchi album fotografici di quando ero bimbo, Guarderò quelle foto ingiallite, alcune Polaroid… (altro che digitale!!)
…belle sensazioni. Grazie 🙂
Vorrei raccontarti dei miei odori e di come attraverso essi io ritrovi le sensazioni del tempo verso cui mi portano…. Tu sei così limpida a saperti leggere. Mi piacerebbe che raccontassi dei profumi che addolciscono o inaspriscono la tua vita, oggi.
Ma non credo avverrà presto…. sbaglio?
hai fatto vibrare una corda anche a me molto cara, come sai. Certi miei odori del passato li ho ancora dentro e addosso, e nei ritagli di tempo cerco ancora di radunarli e coccolarli.
BaciOtto
mi chiedo se i cattivi odori , delle nostre infanzie, siano stati rimossi (quasi fossero brutte esperienze )dalle nostre menti;
perché, in effetti, sono notevolmente inferiori -in numero- ai profumi che ricordiamo con piacere;
a..
L’odore dei tigli è uno dei miei preferiti, e l’unico che mi avvolge e mi entra in tutto il corpo, come fosse acqua nella quale immergersi. Lo aspetto tutti gli anni… qui deve ancora arrivare.
Sono senza parole.
Mi hai lasciato senza parole. Piacevolmente.
Emozionato.
Grazie Cris. Grazie davvero per l’emozione che mi hai regalato.
► Attimideterno: i profumi dell’infanzia sono quelli che più inteneriscono e placano il cuore.
► LeDeserteur: ho avuto un’infanzia in cui io ero serena, a prescindere dalle situazioni contingenti. Avevo proprio un altro modo di approcciare la vita e di avere fiducia [come quasi tutti i bambini, suppongo]
► Laidis: ricordo anche la radice di liquirizia che masticava mio nonno mentre leggeva il giornale!
Grazie a te per aver condiviso i tuoi, di ricordi. Bacio
► Rebowsky: nientepopodimenoche… i brividi?? Beh, che bello.
Grazie anche a te per avermelo detto.
► FalconeNero: dai, mi piacerebbe leggerti (scrivi troppo poco, tu!)
Quanto a me… I profumi di adesso forse mi sembreranno dolci tra vent’anni, ma ne dubito.
► Otto: tu sei l’esempio di come profumi lontani e cari possano addolcire perfino i ricordi. Bacio.
► A.. : c’erano anche odori sgradevoli, ci sono stati momenti difficili, aspri, incancellabili. E li ricordo altrettanto perfettamente… ma oggi, oggi l’onda era quella del piacere.
► Slowviolet: acqua profumata per il corpo senza alcool ai fiori di tiglio (io la uso quando sono malinconicissima)
► FigliodeiSoli: proprio senza? No, dai. Mi aspetto di sapere quali sono i profumi della tua, di infanzia 🙂
► Giallorock: …prego. Mi fa piacere proprio perchè del tutto involontaria.
Vedo dal post e dai commenti scaturiti come sia una cosa piuttosto comune quella di aggrapparsi ai ricordi attraverso odori, sapori e usanze passate.
Credo sia dovuto al ‘bisogno’ di spensieratezza, almeno così è per me.
Recentissimamente mi hanno detto che sono ‘proprio vecchio dentro’… ma potrebbe essere forse l’esatto contrario.
molto bello come post..
Avevo anch’io una cartella di pelle rossa e lo avevo completamente dimenticato…insieme alla gommapane ai saccottini e ai regali del Mulino Bianco. Facevo la collezione di quelle gomme, chissà dove sono finite. Grazie Cris che oggi l’umore era un po’ basso.
Una carezza lieve questo post …
E l’odore dell’astuccio ?? Quanto mi piaceva quel miscuglio di legno di matita e pennarelli …
bacio Cris
è il solito processo: il passato diventa sempre bello.
In realtà era l’essere giovani che ricordiamo con nostalgia.
La capacità di stupirci, la fame di emozioni nuove e misteriose.
La semplicità di tutto.
► Helados: siamo in due ad essercelo sentito dire, sai? Perchè forse, crescendo e vivendo, ci si accorge di quanto non sia questa gran figata diventare adulti e -talvolta- maturi.
Di spensieratezza io ne ho bisogno come del pane, poi.
► Ovetto: lieta di aver contribuito a stabilizzare l’umore 😉
► Passaggisegreti: l’astuccio! Il mio era arancione ripiegato a libro, con i pennarelli e le matite Giotto. Ce l’ho ancora da qualche parte, in cantina, assieme ai quaderni.
► Thinskin: non tutto il passato diventa bello. La mia adolescenza, ad esempio, è stata pessima.
Wow… siete straordinari, ricordate tutto! Io non resco ad andare oltre i suoni e gli odori. Come se qualcuno avesse messo una barriera tra il naso e l’encefalo. Vorrei ricordare, vorrei avere indietro la mia spensieratezza, i miei sorrisi gratuiti e le corse da bambino. Rivoglio la possibilità di cadere e rialzarmi senza farmi male, rivoglio il paracadute delle braccia di mia madre. Vorrei dei ricordi bambini da crescere dentro di me. Vorrei…
Ti consiglio la lettura di “Sotto un sole giaguaro” di I. Calvino -non l’avessi ancora scoperta- ed in particolare il primo racconto del libro, che ti dedico.
chiara
ciao, è la seconda volta che ti visito ,la prima un pò timidamente non ho osato lasciarti nessun commento,a volte mi sento un intrusa,tra tante persone che ti conoscono da tempo,mi piace molto come scrivi,mi piace come descrivi il tuo mondo,mi è piaciuto moltissimo questo ricordo del passato che mi ricorda molto il mio, grazie per questa ondata di fantastici momenti vissuti .ciao ciao ;-))))