Ego-riferimenti
Io che, se devono essere sassi, un intero ciottolato.
Io che una tangenza non è abbastanza, è niente. Io con la mia gonna di seta arabescata e i sandali a sfidare inutilmente le nuvole scure.
Io che cammino sotto la pioggia per liberarmi dall’odore dei lilium e resto sotto il gazebo a respirare, arenata. Io che non dico, asserisco, perchè faccio così quando conosco a menadito la materia di cui si parla: me. Io che no, ti sbagli, non sono aggressiva, non sono delusa, non sono niente. Non sento niente, non vedo niente ma sorrido e sorrido comunque, con il mio sasso in mano.
Io che mi entusiasmo solo davanti al carrè d’agnello disossato con composta di cipolle, che mi distraggo mentalmente dall’idea di incongruenza, che nemmeno finisco il dolce.
Io che nella mia pienezza non riesco e non voglio compensare lo sbandamento altrui di fronte ad una voragine, io che non so gestire l’ingestibile, che raggiungo una pace minerale quando decido che è inutile perfino sorridere.
Io che no, non ha colpa nessuno, forse le aspettative, ecco, forse è colpa loro. Però basta con l’analisi comparata delle reazioni, basta con lo sguardo ancorato oltre il parabrezza, basta mulinare contro il disincanto. Io che fammi chiudere gli occhi e lasciami ascoltare Even better than the real thing e scivolare nel colore incolore del silenzio.
Io che tengo il mio sasso in mano e ho voglia di struccarmi e guardo l’orologio ed è l’una ma mi sembra l’alba per la fatica che ho fatto ad arrivare fin qui, davanti al cancello di casa, con il mio mazzo di lilium e girasoli in mano.
Io che sono risucchiata dal sonno come un bibita sgasata, buttata sul letto in una posizione scomposta.
Io che adesso punto e a capo.
Tu che hai a che fare coi sassi, coll’agnello disossato, la Bistecchina Disossata! E forse con persone anche un po’ pesanti. Ricorda, che se tu riesci a guardarti così Dentro, vuol dire che gli altri non lo fanno, e se non lo fanno… e forse ci sono volte che la colpa non è sempre da appiopparla al proprio “ego-per far il riferimento”, forse è bene smollarla anche agli altri.
E poi è anche come diceva “quella canzone” : [ Che Avrei Fatto La Brava anche se non avessi combinato nulla ] E noi sappiamo di cosa parliamo…:]
io che se non la smetti di scrivere certe cose, ricordati che mi hai già fulminato una volta, mi trovano stecchito in piazza garibaldi. che sia punto e capo.
Ri-ferimenti.
Che un sasso scagliato, se colpisce, fa male.
Quel male che serve a rendersi conto del peso di atti e fatti.
Che un sasso che scivola dalla mano fa ancora peggio, strusciando e battendo contro i piedi nudi.
Che un sasso tenuto stretto in mano prima o poi pesa, troppo.
E che, quindi, è meglio posarlo.
E tenerlo buono all’occorrenza.
Io che nella mia pienezza non riesco e non voglio compensare lo sbandamento altrui di fronte ad una voragine, io che non so gestire l’ingestibile, che raggiungo una pace minerale quando decido che è inutile perfino sorridere.
Sassi che il mare ha consumato
sono le mie parole d’amore per te
Io non t’ho saputo amare
non ti ho saputo dare quel che volevi da me
Ogni parola che ci diciamo è stata
detta mille volte
Ogni attimo che noi viviamo è stato
vissuto mille volte
Sassi che il mare ha consumato
sono le mie parole d’amore per te
Sassi che il mare ha consumato
sono le mie parole d’amore per te
Io non t’ho saputo amare
non ti ho saputo dare quel che volevi da me
Ogni parola che ci diciamo è stata
detta mille volte
Ogni attimo che noi viviamo è stato
vissuto mille volte
Sassi che il mare ha consumato
sono le mie parole d’amore per te
E meno male che c’è la possibilità del “punto e a capo”. Sapendo costruire, o vendo voglia di farlo, è una gran bella cosa. Almeno provarci ogni mattina no?
Io che sono musica, che musica son diventato lasciando andare tutto, oggi posso scalare le più scoscese pareti e librarmi nell’aria in cerca delle anime lontanissime, incurante del tempo futuro e passato e privo di aspettative perché la musica non ne ha, contenta solo di esistere.
E anche se a volte sono musica triste, io, lo sono.
Un sorriso.
Dopo un sabato ed una domenica trascorsi a sgravarmi del peso dei sassi nelle tasche, nelle mani e nelle scarpe sono di nuovo in pista.
Certe volte è sorprendentemente facile andare a capo.
Buongiorno a voi.
Quando leggo post come questo io rido. Perchè ci trovo tanta ironia e consapevolezza di ciò che vuoi…. Ti vedo proprio col tuo carrè d’agnello nel piatto che non vedi l’ora di terminare la cena e catapultarti a casa, nel letto.
Immagino anche la tua faccia alla vista e all’odore dei lilium perchè mi ricordo di una volta in cui hai scritto che puzzano di morte ;-)))
Continuo ad adorarti.
preferirei punto e virgola. ma la realtà è decisamente meglio
Falcone… Non ironizzare troppo, tu.
Che mi pare di ricordare una tua cena nella quale hai finto una colica renale per sbolognare la commesale 😉
so.
conosco.
è come pattinare sul parabrezza.
tutta la vita.
Non c’è altro da fare, per la spazzola del tergicristalli.
Se viene a mancare il cristallo non ha senso.
Si sente …inutile.
E quindi ha paura che manchi il cristallo su cui pattinare… inutilmente.
Mancare di esser spazzola è più difficile: il cristallo è.. trasparente.
Con molta simpatia…
ciao. 😉