Però non lo dico
Ho l’affanno come se avessi fatto tutte le scale dei cinque piani che mi separano dal suolo, andata e ritorno, più volte, il cuore come un metronomo.
C’ho voglia di cambiare, mutare, fare fare fare, progettare, guardare più in là, oltre l’io farò. Chiedo un rendez-vous con il faremo. Ché questo momento triste ed inerme che mi porto addosso non è più sostenibile. Ho bisogno di lasciarmelo dietro, come una balla di fieno abbandonata al centro d’un campo mietuto.
E poi ci sono le irrinunciabili carezze di parole dolci poco prima di spegnere la luce e affidarsi al sonno. Parole che mi strappano dalla realtà, che vorrebbero sostituirsi alla realtà, ma non so se basta sperarlo perchè accada. Così lascio le speranze dietro alle quinte e non do’ loro voce, solo peso, silenzioso.
Sii capace di entrare, piano, ma non di trovare la via d’uscita.
Però non lo dico.
E venne il giorno in cui il rischio di rimanere chiuso in un bocciolo divenne più doloroso del rischio di sbocciare
Anaïs Nin
Cambia, muta, sboccia…
Faremo è molto meglio di farò.
Purchè lo si faccia bene…
Ci sono capitato per caso, ma debbo dire che il tuo blog, cara Crisalide Inversa, è molto bello, elegante direi… Quanto al tuo stato d’animo, da quanto ho letto in giro su Splinder, pare che tu non sia la sola a sentirsi così. Bisogna decidersi a bruciarla quella balla di paglia, cara C.I.! Stando attenti a non bruciarsi le ali e non bruciare altro, ovviamente… E se vuoi trovare l’appuntamento con il “faremo”, dille quelle parole, se le devi dire…
Vorrei complimentarmi, infine, riguardo al tuo stile di prosa, per quel “Chè” accentato posto all’inizio della frase, una vera chicca, rara a trovarsi al giorno d’oggi, pure da parte della gente che della penna fa la propria professione…
► Rebowsky: ci sono fiori che non saranno mai frutto e frutti che marciscono attaccati al ramo. Cosa c’entra? Boh.
► Falcone: esiste la formula per garantirsi la buona riuscita di qualcosa? Se sì, non voglio conoscerla. Sennò, sai che noia 😉
► Flanello: non mi ha nemmeno sfiorato l’idea di essere l’unica a sentirsi come mi sento. Provo sensazioni comunissime ed esitazioni altrettanto comuni.
Questo non mi trattiene dal parlarne, però.
Grazie per i complimenti, immeritati.
Un saluto.
sono alle prese con questo nuovo player..
devo ascoltarle tutte!!
Ce la puoi fare, Chota.
Ma anche se ne ascolti 5 o 6 cambia poco: più o meno s’assomigliano tutte 😉
sono concentrata sul player anche io…
di inara george ho tutto quel cd 😉
e comunque, come un abito troppo pesante che indossi nonostante sia estate, io avrei bisogno piuttosto di strapparmelo di dosso. come una liberazione …paradossale!
Esibizionista! 😉
guarda che porto la maglia della salute…sicula sono, non dimenticarlo 😉
ahah..scusa non era questo il commento che volevo fare ma mi ha strappato un sorriso il tuo promemoria per la moderazione!
volevo dire che questo post mi fa sognare e ricordare che certe sensazioni a sprazzi le provo anche io. Chè se non fosero sprazzi molto probabilmente sarei più attiva, avrei racoclto più risultati. Ma si sa, queste sono conclusioni, proposte che uno fa a se stesso in rari momenti, quando sente di dover svoltare l’angolo. Il faremo è bellissimo. Anche il farò. Ma se c’è un faremo dietro l’angolo, va afferrato alla massima velocità. Lasciandosi dietro le secche balle di fieno …. ciao, Stellaila