Dove vai quando poi resti sola
Tensione con Effe, più di quanto sia sopportabile.
Una tensione trattenuta, disciplinata che non sfocia in un litigio perchè con Effe non si può litigare. E’ ragionevole e apparentemente conciliante.
Io no. Con gli amici a me non serve conciliare, ci si trova sullo stesso piano di intenti, magicamente.
La voglia di mandare all’aria la seconda parte delle vacanze è la prima cosa che m’assale.
L’egoismo e la sua dimenticanza dell’altro mi provocano un dispiacere sordo che, di contrasto, si oppone alla voglia di prenderla a schiaffi.
Se lei avesse coscienza di ciò che prende e ciò che non sa dare.
Se io smettessi di barcollare sul filo di un’affinità forzata, sostenuta dalle mie di fatiche.
Se smettessi, anche, di faticare proprio perchè non si dovrebbe faticare. Una vacanza dovrebbe essere passeggiate sotto ai lampioni, fino a tardi, e i piedi gonfi e tante risate. Qualche silenzio stanco ma felice seguito da fitte chiacchiere che portano più in là di qualunque passo. Civettare un po’ durante l’aperitivo e lasciarsi consigliare una trattoria per cena.
Non lo so. Io davvero non so più chi lasciare entrare e per quali ragioni lasciarlo entrare se l’epilogo è sempre un ottuso allontanamento.
Potrei dirglielo ma sono refrattaria alle spiegazioni. Quando non aiutano, a maggior ragione.
magicamente perché c’è l’accettazione che precede. tuttavia restano delle differenze, anche sostanziali. se non riesci a fartene una ragione e recuperare l’unidirezionalità del sentimento è meglio provare a spiegare. se non altro non ci saranno equivoci
E se fosse una fase? Magari quello che hai sempre accettato, generosamente “tollerato” in virtù di un ritorno sentimentale che non posso credere non ci sia, oggi non riesci ad accettarlo più per il tuo stato d’animo. Forse il problema in questo momento sei tu e una maggiore fragilità che ti fa percepire questa tensione insopportabile. Se temporeggiassi? Se attendessi di tornare più calma, più serena? Secondo me ti ritroveresti di nuovo ad accettare e sorridere delle sue debolezze, del suo incauto egoismo, e torneresti a dare senza chiedere nulla in cambio. In certe relazioni funziona, basta esserne consapevoli.
Un abbraccio.
Antonella
…chiedersi chi si vuol lasciare entrare è la misura di una chiusura, io credo.
Apri.
Un saluto.
Quando si arriva al ” più di quanto sia sopportabile” occorre agire di conseguenza.
Non è sempre necessario spiegare e, senza offesa, voler a tutti i costi cavar sangue da una rapa.
Basta anche solo un bel calcio nel sedere.
Saluti.
Di Effe qui hai sempre scritto in modo così viscerale che ora, leggere queste tue parole, di primo acchitto vien da dire “ma come?” poi però riflettendoci è proprio per l’affetto che vi lega che questo tuo sfogo lo si sente così sofferto. Potresti dirglielo sì, senza pensare che sia la cosa sbagliata.
Esse
chi è effe per te? cosa rappresenta??? se non sono indiscreta…
una amicizia non dovrebbe essere così faticosa. Di solito è una cosa che ti fa star bene.
Forse tanto autocontrollo sottende una presunzione di superiorità… sgradevole a tollerarsi, oltre che improbabilmente corrispondente al vero.
Enrico
Lasciare entrare qualcuno,
è un’emozione che non vive del proprio epilogo.
Il disordine che l’amicizia dissemina nelle nostre case è la possibilità di vedere, guidati da altri sherpa, sentieri (d)a noi proibiti.
S.
Effe si crede superiore a molti e non ha poi tutti i torti. E’ stata una persona molto fortunata ed ha inciampato di rado.
E’ ottimista e propositiva proprio per questo.
Dal canto mio ho esperienze più corpose delle sue e frane e smottamenti che m’hanno destabilizzato parecchio.
Lei vive una vita regolare, è una persona normale.
Io vivo una vita “curiosa” e decisamente sfioro la bizzarria, umanamente parlando.
Alcune volte lei si dimentica che la normalità è di facile lettura e che le problematiche d’una vita bizzarra necessiterebbero dell’attenzione che solo l’esperienza è in grado di riconoscere e rivolgere.
Evabè.
Esse, nel commento #5, mi ha battuto sul tempo, esprimendo bene quello che anche io credo.
Un abbraccio
vabè, non ci riesco.
passo in silenzio..
Credo sia fisiologico.
Tu fai parte della sua normalità così come lei fa parte della tua bizzarrìa.
Riguardo la vacanza-bis non sarà magari adiuvante, ma non lo sarebbe nemmeno il mandarla all’aria.
Credo!
Un saluto, Elle
Se all’approssimarsi della partenza -che peraltro mi pare già prossima- non sarai convinta di voler trascorrere del tempo solo con lei, l’unica soluzione sarebbe non partire.
Sarebbe, appunto.
Perché, per contro, forse ci sarebbero giorni spenti da aspettative deluse.
Ti rimane comunque la prospettiva di una vacanza a Torino.
Un sorriso.
come ti capisco. anche se talvolta penso che il problema – per me – è esclusivamente nella maggiore o minore disponibilità che concedo alle persone; da molti accetto molto da pochi non accetto niente.
Quante complicazioni: io penso piuttosto alla sindrome da barca a vela o al sentimento di possesso dei propri cassetti quando si inizia una convivenza.
Mi sta venendo il dubbio che la tua effe e la mia effe siano gemelle separate alla nascita.
Però poi parti vero?
Sì, parto.
Con un po’ di apprensione ma parto.
Devo solo ridistribuire pro e contro privilegiando i pro.
Ho dieci giorni per catechizzarmi a dovere…
a volte le incomprensioni capitano… a volta capita anche di ferire qualcuno inconsapevolmente… l’importante è cercare di chiarirsi prima che non si abbia nessuno con cui litigare