Mamma chissà se valeva la pena fare tanta strada ed arrivare qua
Rivoglio i miei ventanni.
Rivoglio quelli e la mia Y10 verde bottiglia con cui ho viaggiato il viaggiabile e percorso il percorribile per il solo gusto di andare.
Rivoglio il menefreghismo e l’approssimazione e pure le canne che non mi sono fatta.
Lo spazio per restare sola senza la paura di rimanerci, l’essere irrangiungibile se non ero a casa.
Inciampare sui dolori altrui e vederli scivolare via perchè non c’era spazio per nulla che non fossi io.
Mi piaceva scrivere lunghe lettere su fogli protocollo e spedirle lontano e aspettare settimane per ricevere risposta. Già, perchè era bello perfino saper aspettare, temporeggiare, godere del coraggio meditato per avvicinarsi.
Tenevo le foto sviluppate in una scatola laccata di rosso dopo averle scelte tra dozzine di negativi, pagavo un gelato millecinquecentolire, vestivo grunge e smaniavo per Curt Cobain.
L’ideale di bellezza era Cindy Crawford mica quella segaligna cocainomane di Kate Moss.
Rivoglio i miei ventanni perchè stavo meglio quando avevo meno e speravo di più.
Li rivoglio con una forza tale da farmeli sognare, la notte, come si sogna un amore lontano.
Questa mattina ascoltavo De Gregori, La ragazza e la miniera, e seguivo fedelmente il testo pur non ascoltandolo da dieci anni.
E menomale che c’è sempre qualcuno che canta e la tristezza ce la fa passare
sennò la nostra vita sarebbe come una barchetta in mezzo al mare
dove tra la ragazza e la miniera apparentemente non c’è confine
dove la vita è un lavoro a cottimo e il cuore un cespuglio di spine.
[Poi, dopo poco, mi ritrovo a litigare furiosamente con un operatore telecom dotato delle capacità cognitive di un fermacarte, a pensare al traffico che troverò stasera per andare a Linate, a pulire il vomitino del gatto sul parquet e tutta questa tenera malinconia si traforma in disincanto]
Lo scrivere fogli a protocollo di lettere che poi mandi ovunque attendendo per settimane la risposta. Saper aspettare. Temporeggiare.
Linate.
Poi il disincanto.
Questi tuoi vent’anni passati credo che assomiglino molto ai miei.
Solo che i miei devono ancora arrivare.
Un goccia mattutina, mattiniera, alla maniera.
Acqua Dolce
Ohddiavolo anche ammé vien spesso voglia dei miei vent’anni, una voglia enorme che i vent’anni li rimpiango con una gran forza disperata! Poi mi guardo allo specchio, mi prendo un po’ a schiaffi, e mi chiedo “ma Andre’, ma perché non la pianti di rimpiangere quel che è passato al solo scopo di poter sparger merda sul presente e star lì a non fare altro?”. Un altro schiaffo, e a volte la prassi funziona.
Ma il muscolo della felicità non è mica facile allenarlo. Anzi, si pensa che debba venire naturale, no? La felicità ci è dovuta, se non ce la sentiamo addosso, un’ingiustizia palese ce l’ha sottratta, no?
no, non posso capire quello che dici.
e non posso, tu dovresti saper
perchè.
ma penso, che vai a fare a linate?
Avevo la Y10 verde bottiglia, ed avevo appena smesso di masscacrarmi di canne, a vent’anni…
e, meraviglia, dì lì a poco mi sarei innamorato, di un amore che, come dice qualcuno, passa una volta sola o forse due, se si è veramente fortunati.
Rivorrei i vent’anni solo per l’amore,
e per qualche piccola sciocchezza che rendeva meravigliosa la vita.
Buon viaggio.
Massimo
Ganzo! tutto questo “rivolere indietro” dico soprattutto le cose mai ottenute e mai fatte!
Tipo, guarda, se è per le cannette, puoi sempre rimediare quando vuoi…
e pure per tutte le volte che potevi marinare la scuola e non l’hai fatto, puoi rimediare: Ti segni a un corso, ci vai un mese e poi non ci vai più!
guarda funziona, ti dà un senso di libertà liceale… 🙂
P.S.= Curt Cubain che mito!!!
P.S.2= Meglio KateMoss che la CanaliSs dai!
● DulcisAqua: una veggente! 😉
● MoscowMule: avere nostalgia del passato non significa “sparger merda” sul presente. Nel caso specifico diciamo che il mio presente non è propriamente ideale ma è un discorso a parte.
E poi, no, la felicità non dovrebbe essere un diritto. Ma nemmeno l’inquietudine un dovere.
● Chota: abbiamo parlato in pvt, noi due. Inutile riportare qui.
● Massimo: ecco, la mia vita amorosa dei ventanni proprio no. Ma nemmeno quella dei trenta.
Evabè.
● Marianna: io equiparo Kate Moss ad una canna di bambù. Stessa linea, stessa espressività, stesso quoziente intellettivo. Capirai che, assunto questo come pensiero, pochissime cose sono peggio 😉
no, non li rivoglio i miei 20 anni, anche se sono stato felice. neppure voglio il vomitino dei 30, che pure è stato bello. a dir la verità non voglio proprio niente. che non significa molto neppure questo
Io non voglio tornare indietro ma andare avanti e rifarei tutto quello che ho fatto…tutti gli errori..tutte le cazzate…perchè sono stata felice..lo sarò ancora.. e lo sono adesso.
E sono felice di aver letto il tuo blog.
Ciao Greeneyes
● POE: come non vuoi proprio niente?? Vuoi tenerti stretta la tua libertà, tu [rido]
● Smeraldoeneve: io invece tornerei indietro eccome. E non rifarei quasi nulla di ciò che ho fatto. Percorrerei strade completamente diverse proprio perchè dalla vita ho imparato molto [non quello che avrei voluto ma non si può avere tutto, no?]
he he! certo che sì! anche se, da come lo dici, si potrebbe pensare che la tengo stretta per non farmela scappare. invece è una cosa che non posso perdere, neppure volendo
Benritrovata 🙂
http://www.youtube.com/watch?v=_aKNRRLDcqo
Evabè, la vita ci chiama al concreto giramento quotidiano, sennò non potremmo gustarci a dovere i momenti in cui possiamopermetterci di essere lirici e nostalgici 😉
finalmente hai scritto…
io condivido il tuo pensiero, a me basterebbero 10 anni, facciamo 11. Per vedere a cosa mi avrebbero portato fare altre scelte, percorrere le strade che ho rifiutato.
Ma è proprio quello che hai detto tu.
🙂
Oh no, venti no.
Ché ora guardo da lontano tutto il dolore -irrisolvibile allora e ora- dato dalla mancanza e dall’abbandono non scelto.
E la malinconia, CrIs, non si cancella.
Ci si nasce. E tu ce l’hai dentro.
20 08 08
Orbitava intorno al sapore di quel riso vagamente sapido e non riusciva così a vedere la luce dell’alba spegnersi nel sole d’agosto. Entrò in me ed io quasi non me ne accorsi, se non per quel leggero formicolio di emozioni che non si liberano come fili da cucito, dipanandosi ma mai veramente separate. Tutto finì per lui in quell’istante senza tempo.
Ho più anni di quanti sia riuscito a far fruttare ma non posso dire di averne troppi, in compenso è ora che tutto frulla, appassisce e sboccia. Nel mio agire ogni mossa ha già la sua contromossa, attacco e parata agiscono contemporaneamente paralizzando il divenire e vanificando il fatto. Muoio o nasco, non lo so, ogni giorno. In ogni momento la vita spalanca le sue pareti e ti offre infinite vie percorribili, cola lava negli oceani, deformi ridono, cani mugolano, sorrisi mostrano lavori odontoiatrici di tutto rispetto e pian piano il potere vitale ha bisogno di sempre maggiori stimoli, quando ogni giorno sono come ossigeno nell’atmosfera, rarefatti. Parto di lunedì, tanto per trovarmi là, già in attesa dell’evento di cui ancora non so l’esito e che mi darà una direzione netta o le solite infinite possibilità.
Beato il ciclope monoculo che non conosce la prospettiva. Ma anche per lui arriva il giorno in cui un palo di legno dalla punta bruciata al fuoco, azzera il suo punto di vista e l’orbita cava non riceve più la luce del sole. Eppure vive.
Ma perché i semi di sesamo si incastrano tra i denti, vengono espulsi dal nostro corpo e non diventano più le piante enormi della parabola? Credo sia perché non esistono più parabole.
Vorrei essere una parabola.
C’era una raccolta di De Gregori intitolata “la nostra storia” che ha significato tanto per me.
Tanto davvero.
Tanto che adesso faccio fatica a riascoltarla.
L’ideale sarebbe vivere i vent’anni con la consapevolezza dei trenta.
bel post
ciao
I ventanni sono tutti qui, dentro i solchi della nostra pelle, dentro gli occhi che guardano il giorno appena trascorso. L’oggi e il domani non riusciranno a cancellare quello che hanno scritto nella nostra anima, ma la polvere poco a poco cercherà di coprirne l’immagine. Siamo resi differenti solo dalla volontà di tener pulita questa foto, di offuscarla o di lasciar fare alla natura.
Mi abbandono alla canzone, alla malinconia degli inganni e delle speranze e sorrido perché i miei ventanni non passeranno e non torneranno perché sono ancora tutti qui.
S.
Epperché disincanto? E’ bello quello che hai scritto; io non credo che rivorrei i miei vent’anni, ma magari ogni tanto qualche piccola incursione in quell’età sì… e ce l’avevo anch’io la Y10! ;D
…ti invidio perchè chi oggi ha la mia età non apprezza di certo i valori di allora, ti invidio perchè oggi sei cresciuta apprezzandoli e amandoli..
PinkCarnival