Delle ammissioni
Questo novembre ha finalmente i connotati di novembre.
Ogni tanto riemergo da un abisso di pigre nebbie, sono giorni pesanti in cui cerco di sentire il passato con nuove orecchie e nuovi occhi.
Per me non è facile ammettere che il mio vissuto è popolato dall’imgombrante presenza dei fantasmi di tutte le parole che non ho detto. Tantissime parole ai margini di un enorme silenzio, attaccate alle pareti di quella stanza bianca e vuota che sono stata e sono tutt’ora.
Poi accade che ti venga concessa la possibilità di dirle, quelle parole. Di lasciarle andare come una diga che rompe gli argini e s’abbatte ovunque, intorno.
Macerie su macerie. Parole su parole. Immagini su immagini a rotolare come biglie. E fotografie e scorci di panorami e chilometri percorsi e intense abitudini.
Mi mantengo calma.
Sento ridursi le distanze tra la mia verità e la realtà e mi scopro a piangere in attesa di una carezza sullo spigolo più vivo.
Piccola.
Certa verità, quando esce, è come acqua ossigenata sulla ferita. Brucia ma ripulisce. Io mi auguro che sia quello che succederà a te, stavolta.
Può spaventare –a me succede così- di trovarsi ad ammettere le proprie ingombranti verità. Poi ti accorgi che è l’unica strada percorribile per farti (e fare) meno male.
Si scoppia, si sbotta.
E si attende.
Ma comunque è meglio che tenersi tutto dentro e magari logorarsi.
E si guarda avanti, al domani.
Poi paradossalmente ti ritrovi a parlarne a novembre, che ha questa sua atmosfera malinconica. Che però, a me, piace. Un abbraccio
è solo novembre, cri… poi passa…
ti abbraccio, però.
Quanto ti può aiutare una parola ? quanto ? dimmelo e te ne scriverò tante quante le mie dita ne conoscono, in tutte le lingue del mondo, fino a riempire tutte le pagine dei nostri giorni. Ciao Cris
io che qualcosa so provo a leggere tra le righe e mi sento di fartela quella carezza.
perchè sei un’anima bianca e non sopporto l’idea che tu riesca a star male per una responsabilità solo parzialmente tua.
bacio bacio.
quando si ha la possibilità di urlare la propria verità, di sovrapporla alla realtà…è come creare un nuovo equilibrio, l’unico modo per trovare pace…l’unico modo per chiudere vecchi capitoli…le parole non dette sono la peggiore delle trappole,liberatene…novembre passa e ci ripenserai con un sorriso…misia
Ciao, sono capitato qui x caso. Sei in gamba.
Ma “finalmente è novembre” è come dire “finalmente le chiuse si sono sollevate”.
Quindi non è certo male né l’una né l’altra cosa.
L’accortezza sta nel lasciare andare la parole e non solo: lasciarsi andare CrIs, e lo sai, può essere la cura.
Mi sento come se rimestassi la polenta nel paiolo da troppo tempo.
Ho voglia di qualcosa di nuovo, nuovissimo.
Eppur si sente la tua voce che racconta e racconta con tono cupo basso e saggio…
Coma la dolcezza ritrovata, di un momento d’inestricabile sentore di un infinito silenzio, dentro di te, mentre ti sgorga nel cuore la luce di un tepore che credevi lontano.
Io, sempre Silenzio.
Non ho molte parole Cris. Però ci tenevo a passare lo stesso, ecco …
ripeto……”..donne con i piedi scolpiti in un grosso blocco, poi il corpo sottilissimo che si slanciava verso l’alto ma senza perdere quella saldezza, quell’ancoraggio alla terra. Donne che non si staccano mai dal peso del fango: a sera, scivolano giu’ per una ripa affogata nell’ombra.” da “Atelier di Alberto Giacometti” di Jane Genet
…ad averlo, un corpo sottilissimo!
Anzi no, le silfidi non mi sono mai piaciute.
Che tenerezza che fai.
Sei bella Cris.
Che poi, anche se non centra nulla, il tuo lucchetto è pieno di speranza e voglia di nuovo, diversamente sarebbe chiuso e senza chiave. No? Insomma, un pò stona con quel nessuna certezza.
non vi sono parola da aggiungere a quelle gia dette, riesci in modo sublime a rendre partecipe di emozioni e sensazioni che molti di noi stanno vivendo
un abbraccio
Ce n’è voluto perché novembre fosse novembre… ottobre è stato settembre e settembre ottobre…