Delle tappe tardive
Camminare coadiuva il pensiero, quello sano. Ne corrobora la velocità, in parallelo.
Così, mentre cammino in un flusso compatto di gente, lungo il corso che porta in centro, mi ritrovo a pensare tante cose, a fare diverse considerazioni.
Il reale s’è ribellato all’ideale. Muovermi precisa tra ascisse e coordinate per evitarlo è stato inutile e stancante.
Ho ripiegato una ad una tutte le paure e le ho riposte in fondo all’ultimo cassetto. Non hanno più motivo d’essere perchè rischiose per una me che non c’è più. Ho riletto ogni parola, puntato il dito sugli errori ortografici, ridotto il senso e, alla fine, distillato quel che rimaneva: poco.
Troppo poco per giustificare un patema, la perdita di tempo, il confronto con ogni persona che transitava nel mio spazio vitale, il tornare, ogni volta, al punto di partenza.
Insacco la testa tra le spalle e respiro Mahora nella sciarpa. E’ caldo come una conferma, generoso.
Potrei stizzirmi con me stessa per essermene resa conto solo adesso ma ogni presa di coscienza ha bisogno del suo tempo.
La mia è stata – e sarà?- una solitudine dignitosa, un percorso obliquo e tortuoso come quelle camminate in montagna che ti troncano le gambe, ma io, se non faccio fatica, se non arrivo in riserva d’ossigeno, non ho la sensazione di essermela guadagnata, la meta [metà?]
Però, accidenti, questo vento è un rasoio.
Camminare è una delle cose che negli ultimi anni mi ha aiutato di più. Cammino sempre con la pioggia, o con la neve di oggi. E’ quasi un incanalare i pensieri in un percorso dritto, anche se prendo le stradine piccole e giro …
Il tempo per capire è sempre lungo, magari fossero veloci le considerazioni.
Eppure, io tra queste righe continuo a leggere qualcosa di positivo che si fa strada sbracciando.
Mi abbono ai mantra ??. ;*
oh, sì, il vento è un rasoio. ma così necessario, a volte. sì.
camminare fa consumare i “tacchi”, spesso si ritorna sui propri passi -in un circolo vizioso- da cui per uscirne devi tirare i “dadi”, e quando torni a casa scopri di avere finito i “datteri” con cui volevi consolarti.
(rif. “no sense” – tacchi, dadi e datteri – cochi e renato, 1975)
ll vento, quello dentro, è spesso affilatissimo… Quasi come volesse sbucciarci l’ anima, lentamente… Una piuma è arrivata anche quà, da me. Forse per questo sono qui… Complimenti. Ale.
Il vento, in autunno, dà una mano all’albero affinché si liberi più velocemente delle foglie appassite, ancora attaccate ai rami da un nulla. Poi in inverno l’albero resta solo. Poi in primavera accoglie in sé e su di sé un intero nuovo mondo, nato dalla morte delle foglie e dal vento d’autunno.
Un vento tagliente pota i rami che stanno per cadere, senza lasciare che ciò che c’è di inutile rimanga. A volte fa male, e lasciar cadere un ramo non è sempre facile.
Io, sempre Silenzio.
vento mandrogno. non dico altro.
ma una volta arrivati lassù…
Un passo dopo l’altro…
senti la gambe cedere,
stanche
MA dentro ti senti bene
sorridi
e sposti la mente altrove:
pensieri.
Il vento ti taglia il viso e il pensiero va a una calda carezza
Ricordi si susseguono psichedelici,
ognuno viene soppesato:
benefit v.s. prezzo.
Forse arrivata in cima ti scoprirai in una Penelope costretta a disfare la tela
O
forse..
… questa volta lascerai un filo dietro te x uscire dall’intricato e angusto labirinto dei tuoi errori.
E immaginando possibili rimedi futuri,
lassù
forse capirai che dietro i tuoi cinici nuovi propositi,
ci 6 sempre e solo tu.
FORSE
Se questo è un modo per [ri]trovarti, amica cara, seguilo fino in fondo.
Cammina e cammina, prova ad andare anche senza te stessa -quella che ti sta stretta-
Troppe -presunte- certezze non fanno bene.
Hai bisogno di andarti contro, e incontro.
dovresti far fondo
ciao un saluto
è solo camminando che puoi trovare la tua strada
Non passavo da tantissimo… poco tempo 🙁
Ora lascio un saluto con affetto!
… non ho capito…
Antonio Machado scriveva che il cammino si costruisce camminando…non c’è un cammino assoluto, se non quello che in questo momento tu senti come il migliore per te.
In questo cammino obliquo e tortuoso sto pure sperimentando i passi indietro.
Roba da matti.
Non solo puoi, ma devi 🙂
Sarà la quarta o quinta volta che incontro il tuo blog. Tutte le altre volte sono passato, ho letto, ma non ricordo di aver lasciato alcun commento.
Solitamente capito da queste parti, quando la noia mi assale e accantonando lo studio, bazzico per qualche blog. Ci capiterò per caso o per destino, anche se credo siano solo coincidenze…
Clicco su quell’icona che mostra una schiena in bianco&nero, poi appare il lucchetto e quindi ricordo.
Passeggiare nella folla, passare accanto alle persone come se nulla fosse, imboccare qualche strada deserta per lasciare che i pensieri ci precedano o ci seguano senza che si mescolino al resto. Quanto è piacevole camminare sotto la pioggia, per una città, o quando la neve cade leggera e imbiaca le prime cose.
Il vento gelido di questi giorni, mi fa desistere dall’uscire, ma se avessi davanti ai miei occhi una città, come sarebbe tutto diverso…
Lunaticamente mutevole, bell’accostamento…
Sinistramente vendicativa…
Interessante.
Cocciutamente solitaria?
Credo che anche questo ti si addica, o forse pare solo a me…
cosa gravissima. splinder non mi segnala più i tuoi nuovi post.
cosa grave, mi hai dato da pensare l’altra sera. Ma stavolta pensieri positivi.
Sulle tappe. Sul senso. Sul voler questa percorrere una salita in solitudine dignitosa.
Hai mai pensato ad una salita “libera”?