Dell’impasse
Andare. Tornare. Fondamentalmente restare.
Restare andando è la cosa peggiore che possa succedere. Perchè le ferie non sono dove vai, con chi vai e cosa fai. Sono a cosa pensi o, meglio, a cosa non pensi.
Non si può decidere di non pensare, io non so farlo, almeno.
Mi stendo sul lettino, nuoto fino alla boa e ritorno un paio di volte, ceno, bevo, scatto foto e penso.
Il Giardiniere [chiamo così colui che m’ha strappato ad una sdegnosa solitudine innaffiandomi come fossi una piantina asfittica, che ha pazienza, cuore, buoni propositi, semplicità e fa la pasta in casa] c’è.
C’è nel modo e nei tempi in cui può esserci una persona che arriva nella mia vita nel momento preciso in cui la mia vita è un minerale.
C’è, ed io penso.
Perchè sono indifesa, lo so, ma quel pertugio chissà dov’è.
Perchè le parole si sfaldano mentre le sto pensando e non arrivano nemmeno ad essere scritte; per paura d’essere lette, riconosciute, proscritte.
Perchè questo senso di provvisorietà e costante oppressione è incondivisibile. Il passato di ognuno è incondivisibile.
Ci sono cose che iniziano a vivere immediatamente dopo il loro commiato.
Dove sono spariti quei giorni? Dove è rimasta, in quale anfratto s’è nascosta la mia capacità di credere in un progetto?
La rivoglio. E rivoglio l’ispirazione, un punto di (ri)partenza, buona mira e tutti i colori disponibili a mezz’aria.
E poi, zittire l’eco insistente delle cose che meno amo di me stessa.
Sarà il caldo.
Sei una donna consapevole.
Ed è da questa certezza che puoi ri-partire.
Sei consapevole di tutte le paure che cacci fuori ogni volta che scrivi qui. Da questa tua consapevolezza penso tu possa ripartire (magari proprio insieme al Giardiniere)
Bentornata 🙂
Preferisco l’incoscienza alla consapevolezza: è più leggera e fortunata.
Grazie del bentornata.
Tu come stai?
[baci alla bimba]
Riparti sempre da te. Non dimenticare che noi stessi siamo tutto quello che abbiamo e dobbiamo rispettarlo sempre. Anche nel caso dovessimo decidere di donarci interamente. Se non riparti da te cos’avrai da dare?
Però il caldo c’è, sì. 😀
Ciao FumblingD!
Credo che nessuno abbia veramente qualcosa da dare che non sia se stesso.
Tutto il resto è mero corollario -roba con la data di scadenza nemmeno troppo in là nel tempo-
Sono sempre ripartita da me stessa, ogni volta. L’ultima, però, mi sono scoperta incollata ai blocchi di partenza. Forse non è tempo di partire (?).
il nulla è incondivisibile. qualsiasi altra cosa è condivisibile, se si vuole. anche la più apparentemente infinitesimale
Quest’anno io vado restando. (In sospeso, in attesa di un ingaggio musicale). Ben tornata.
● Poe: forse io faccio una sottilissima e sciocca diversificazione tra “rendere noto” e condividere dal punto di vista emotivo. Il nulla è il nulla.
Ciò che gravita intorno è il vero casino 😉
● Dianthus: massima comprensione. Stai sereno, se puoi.
Il senso di provvisorietà non solo è condivisibile, secondo me, ma è quello che fa nascere l’umana solidarietà. Tutti siamo provvisori alla fine, se proprio vogliamo andare sul concreto. Però queste emozioni che ognuno vive da solo, uniche e irripetibili, diventano in qualche maniera condivise nello scrivere di sé. Saluti dalla cucina virtuale di Casalingo, dalla quale, ahimè, non ti vedo passare 🙂
E’ vero, Casalingo.
Ma io in questo periodo della mia vita vado cercando qualcosa di più ambizioso dell’umana solidarietà.
Ed è vero pure che dalla tua cucina non passo quasi mai e ti chiedo venia. Con l’autunno cambierò le mie pessime abitudini.
L’inquietudine, un segnale che dentro qualcosa cerca qualcosa, si resta in ascolto prima o poi non ci sarà più l’eco ma chi lo provoca….
Shulung Il Drago
A me sembra che qualcosa si sia mosso, che si stia muovendo, magari è un movimento impercettibile, però.
Interessante la metafora minerale..ricordo un libro (o forse una puntata di Star Trek chi puo’ dirlo) in cui una forma di vita a base silicea provava emozioni che si misuravano in millenni godendosi spleen in termini di eoni: paraplegica emotiva o sagace ispiratrice di millenari godimenti? mah! in ogni caso le maestranze che curano esterni o che impastano farina sono una immagine scipita dell’eros. Preferisco la fantasia silicea al ruolo di novella Imoinda.
Sono rimasto colpito da quanto affetto e attenzione sortiscono, a volte, i tuoi post…Questa frase poi è adorabile: “Preferisco l’incoscienza alla consapevolezza: è più leggera e fortunata”. E’ vero, naturalmente.
Non sono, invece, d’accordo con chi sostiene che il “nulla” non è condivisibile, mi sembra che ci siano almeno due forme di nulla o di niente: il nulla come assenza (“non abbiamo nulla da dirci” per esempio) e il nulla come esperienza, di cui purtroppo la storia ci ha dato fin troppe occasioni di riflessione…Io credo che il nulla possa essere una forza, deve comunque diventarlo; ci credo poiché so- avendo sperimentato situazioni di abbandono e di silenzio- che è da lì che risorgi più forte di prima.
● Golem: non ti ricordavo così salace e, lasciatelo dire, la definizione maestranze è di discutibile eleganza. Ti direi altro ma ho perso ogni coordinata spazio temporale.
● Bianca: trovi??
● Shulung: io, e quelli come me, aspettiamo miracoli. Diceva Fossati.
Vivi.
Vivi. Con coraggio. Fosse anche nel commiato. Perchè anche nella tua disperata ricerca dell’ispirazione stai vivendo, ma vivi un altro tipo di ispirazione.
PS: la lobotomia rimane 🙂
● Crim: l’asportazione della corteccia prefrontale mi pare un tantino esagerata, che dici?
Vivi! Dici bene.
Serve talento pure per quello, sai? -sì, lo sai-
● Remy: ci si affeziona, talvolta, nel web. Come a piccoli animali domestici o curiose creature sottovetro la cui vita scorre in forma di parole.
Quanto al risorgere… Non siamo tutti Fenici.
Un sorriso.
🙂 per quanto riguarda me stessa, un pezzettino me lo farei togliere se servisse
Sarà il caldo, già. Spero che torni in fretta anche a me la voglia di fare
… quante cose se ne vanno e noi non sappiamo dove vanno e anche se lo sapessimo a quel punto che serve saperlo?
questo vale per la vita per l’amore per la voglia che ci abbandona per i pensieri che non vengono per quelli che vengono e non sappiamo cosa farci per il tempo che passa per le parole mai dette per questo senso di frustrazione del troppo piccolo nel troppo grande che colpisce l’umana ragione senza ragione o meglio senza che a noi ci é dato di sapere. Buonaserata. Raf
non riusciamo a liberarci dei nostri pensieri..sono sempre lì con noi..
Splendida e adorata Crisalide mia, decisamente troppe cose iniziano a vivere dopo il loro commiato…evita che il tuo cuore sia fra queste!
Bè bè…eh bravo il giardiniere! mica era semplice sentirti rivolere questa (ripartenza) in maniera così roboante e con questo caldo fra l’altro.
Ahhh quanto ti abbraccio! Tu pensa che il mio abbraccio è più grande delle mie distanze!
parole bellissime avvolte da un sottile velo di rugiada…