Omissis
Sono due giorni che parlo di dolore.
Un carteggio virtuale ed innocente, perchè io sono innocente.
Scrivo del dolore e mi rendo conto di credere che dovrebbe esserci, per legge, una soglia minima al di sotto della quale si diventa ridicoli a sostenere di provarne.
Conosco persone che si lagnano e frignano come lattanti per cose che io nemmeno faccio rientrare nella categoria dei dettagli.
Tuttavia il dolore è insindacabile. Arriva dal centro, colpisce al centro. Come il bene.
Il mio dolore è solo più plausibile e comprensibile di altri.
Un dolore banale, perchè ha radici profonde, nel fallimento di un progetto, nell'interruzione di un percorso, nell'impossibilità di rimediare -tutta roba dall'importante peso specifico-
Il dolore sta lì, a metà strada tra lo slancio di sgravarsi di se stesso e la stanchezza che lo fa rinunciare.
Sta lì, a metà strada tra il dignitoso e il vergognoso.
E genera una solitudine che è molto più pericolosa del dolore stesso.
che sia questo il punto?
io mi ritrovo spesso a godere del dolore, perché appunto ti prende al centro del cuore come forse nient'altro riesce a fare.
ci arriva così direttamente, che il contraccolpo ti lascia stordito e senza fiato… ma ti fa sentire vivo, eccome.
è un compagno terribile ma irresistibile… non è forse possibile abituarsi a lui e dimenticarsi di tutto il resto?
comunque sia… io ti adoro per le campanelline che hai messo come sfondo sonoro, e che mi fanno rimanere incantato a guardare fuori dalla finestra con la faccia da ebete ed i brividi di piacere lungo la schiena 😉
o mamma..godere del dolore..no. NO.
crisalide, porca miseria, le ultime due righe, sono qualcosa di perfetto.
ma uscire da questo genere di solitudine, io non lo so fare.
mi ci hanno sbattuta con la forza qui e io adesso non trovo la strada per tornare. è che vorrei trovarla da sola la strada..ma forse è qui che sbaglio.
non lo so.
siamo d'accordo: il dolore è insindacabile. anche quando è apparentemente irragionevole. però la metterei la soglia di legge 🙂 SOTTO la quale lo si deve considerare ridicolo
Per carità, Spirito! Per carità!
Dissento su tutta la linea.
Ci si può sentire vivi e vividi e vitali soprattutto provando amore.
E amicizia, e tenerezza -quanto è sottovalutata la tenerezza, quanto!-
Godere del dolore è patologia. No, grazie, al momento sono solo nevrotica 🙂
Ilcorpodelreato… Fai come pollicino, lascia le briciole. Se la trovi, la strada, io ti seguo 😉
Antony: e v v i v a !
il pericolo vero è non provare più niente, experientia docet. Però a me pare, che sia tempo di Ri-Avere.
Il dolore è pericoloso principalmente perché è socialmente inaccettabile e inaccettato. Chi ama le persone sofferenti?
Io vado dicendo in giro, ormai da un pezzo, che il dolore ha bisogno di paladini. Cantanti, politici, guru, tutti a difendere il diritto alla gioia: del diritto al dolore non si cura nessuno. E no, non sono un filo-piagnisteo: ma riconosco ad un dolore che si attiva una forza certamente vitale; e attribuisco alla colpa pericoli maggiori che al dolore; il dolore è la vita che reagisce, in fondo, nella separazione della realtà dal desiderio. Realtà e desiderio, come i vecchi binari di scolastica memoria, viaggiano paralleli e non si incontrano mai; questo scartamento, nient'affatto ridotto, non ha regoli per essere misurato. Un giorno, per tutti, questi binari divergeranno infinitamente; e si può solo sperare, dopo quello scambio, che il treno non deragli e viaggi sul binario del desiderio. Ma anche di questo, forse, non si deve parlare.
lo sto facendo, ho deciso di alzare il culo e andare.
come pollicino 🙂
chissà se riuscirò a ritrovare la strada, le briciole ci sono..
ti farò sapere cris.
Hai ragione da vendere, Leonem.
Socialmente bisogna essere solari -io detesto l'aggettivo solare-, sorridenti, semplici da decifrare, sportivi e sempre disponibili.
Produrre endorfine e non rompere mai le palle per più di cinque minuti.
Il dolore disturba l'apparente armonia del gruppo, scaraventa fuori dal consorzio umano, puzza.
Lo scarto dei binari avviene per tutti, io ci sono passata prima e non me lo dimentico. Né lo farò dimenticare.
2 cose:
1- Ogni dolore è totalizzante per chi lo prova, quindi eviterei di parlare di peso specifico, altrimenti ditemi chi ha fatto le misurazioni…
2- non credo sia un 'dovere sociale' essere solari, semplicemente
è 'opportuno': opportuno per noi, che evitiamo di crogiolarci nelle nostre sofferenze, aumentandone a dismisura la portata e opportuno per gli altri, a cui di solito i dolori propri bastano e avanzano.
1. cosa evito lo decido io, se permetti. se avessi, di poi, letto con attenzione ciò che ho scritto avresti evitato tu la puntualizzazione.
2. non me ne intendo di cosa è opportuno ma tendo ad equiparare opportunismo ed ipocrisia, così, per sport.
Adoro le tue considerazioni e le tue risposte. Sei tagliente come un filo d'erba.
C'è sempre quella parte di me che tende a diventare leonessa. E stavo già partendo… ma poi ho visto che te la cavi egregiamente.
Io direi che c'è peso specifico anche nel dolore.
Perché è vero che di "del suo dolore ognuno è re", ma lo decide la realtà delle cose. Ma è opinione mia personalissima.
Sarà inopportuno disturbare questo beneamato mondo di non senzienti, ma la solarità la lascio a barbie e ken.
Vivi e non rompere le palle. Questo è il succo?
@Leonem sorrido, dolore è socialmente inaccettabile
Cri
Arriva un momento in cui il dolore si tramuta in energia (pro)positiva, in progettazione di nuovi percorsi ancora non battuti.
Sarebbe bello poter sapere in modo certo che entro un intervallo di tempo x si è fuori dalle sabbie mobili del dolore.
Purtroppo non c'è statistica che tenga, ogni dolore deve fare il "suo" tempo.
E come un despota sovrano, domina e costringe e lega.
Rossella.
Ritrovarsi in commenti a blog terzi è una curiosa esperienza, Cri. 🙂
Come puoi vedere dico ovunque sempre le solite 3 o 4 cose messe in croce: se solo avessi più carisma potrei fondare una religione.
Ti sento umana e molto vicina.
che il dolore non diventi o sia, come per me e la casuale esperienza vissuta, una sorta di barriera, innalzata da noi, autolimitante, con il fine, tra il perverso e il vigliacco, di non (ri)tentare.
Il dolore…io ci lavoro in mezzo alla gente che soffre, e nello stesso tempo con quelli che cercano di dare un po' di vita e di sange per i loro simili.. E' una strana coincidenza, forse la sintesi della vita, ma ho imparato che per essere consapevoli di quanto è bello vivere bisogna attraversare il dolore. Chissà perché. Ciao!
ti sono vicina, non sai quanto…
[ il dolore arriva, da un posto che non si sa nemmeno dove, in un momento di schiacciante silenzio, talmente schiacciante che nessuno sente perché "nessuno" ha neanche voglia di parlare. E si mette lì… esattamente tra il dignitoso e il vergognoso.
La solitudine non è sempre più pericolosa del dolore,ma si completano.Credo che serva una buona ragione per rinunciare alla solitudine.Nella solitudine ci si divora da soli,fuori dalla solitudine ti divora la massa
Crisalide Scusa se mi approprio del tuo spazio dei commenti.
UomoNelBuio mi ha colpito in modo non indifferente. Perchè mi sento così. La massa ti divora ma la massa da anche quella vitalità che nella solitudine manca.