Shhhhhh
Nasciamo soli, moriamo soli.
Durante tutto il tempo che ci resta, nel mezzo, è doveroso per noi stessi cercare la compagnia giusta, complementare, stimolante.
Ora, io non me ne intendo di compagnie giuste, ho sempre scelto seguendo il filo rosso della stimolazione ed ho comunque sbagliato un quantitativo discreto di volte.
Mi ritrovo sola perchè io la categoria maschile non la stimo. Si capisce da come parlo, guardo, scrollo le spalle, storco il naso.
Spesso e volentieri nemmeno io piaccio agli uomini perchè coltivo un gusto ed un pensiero autonomi, svincolati da luoghi comuni, taciti assensi, blandi compromessi. E non posso permettermi una minigonna svolazzante, mica poco.
Così, ognuno per conto suo, a tagliare l'altro con occhiate oblique, a gestire le asimmetrie dei desideri. Possibile sia la regola definitiva? Nessuna smentita? Nessuna tregua?
Questo silenzio a tenuta stagna sta scavando, trapassando lo stomaco.
Questo silenzio che accompagna lo sguardo con cui guardo, le lacrime con cui piango e quelle che trattengo per mettere più a fuoco l'evidenza.
Mi fanno male i muscoli, le ossa, le giunture che mi tengono ancora insieme come una marionetta.
Vorrei tanto essere stanca di qualcosa. Stanca di fatti, persone, impegni, urgenze.
Invece sono stanca del niente.
E c'è arroganza anche in questa stanchezza che oppongo al mondo come se fosse la più grave, la più faticosa.
Invece è solo la più colpevole.
Mi è tornato alla mente Donnie Darko.
Non ci avevo mai pensato alle asimmetrie dei desideri…
Fai sempre riflettere, tu.
e sono sempre cosi speculari le tue parole alle mie idee, che penso che io sia tu e tu non so chi. "tutto conosco, tutto ignoro". programmi un viaggio con me? la transiberiana: san pietroburgo pechino. puoi anche non parlare mai, se non ti andrà. c'è sempre il finestrino, e quel che vedrai fuori. pensaci. gra_zu@yahoo.it
Come quelle statue viventi che si incontrano per strada
come sempre parole oneste. cos'è che non puoi permetterti? 🙂 per me non c'è nessuna regola. ciao, cara
la categoria maschile la stimo sempre meno, sessismo? bah…
e penso di capire molto bene il silenzio e la stanchezza del niente.
non so poi quanto sia distante dalla stanchezza di tutto.
"la più colpevole": l'aggiungo nel poster delle cose da ricordare!
…io per uscirne mi ero buttata su e giù per l'Italia. non è servito.
non ho trovato né strategia né programma.
ma ti lascio comunque una strofina della venegas, così eh, niente di che, solo una cosa che è facile pensarla ma bisognerebbe farlo di più, almeno io…
Hacer lo que en verdad sentimos
y sentir lo que hablamos
rendirá nuestras almas su propia
y justa y libre libertad, libertad
scoprire cosa, guardando a fondo o …lasciando perdere lo specchio, come dice Finardi
Non e' vero che si nasce soli.
La madre c'e'.
Prima di essere madre avrei anche potuto dire che si nasce da soli, ma dopo averlo provato… beh no, non si nasce da soli.
Un caro saluto!
sì, questa è un'autoanalisi senza arroganza…quasi un'apertura…
ele
Esiste poi la "categoria maschile"?
Siamo la somma delle nostre esperienze; fiducia e sfiducia nascono dall'aver subito, in numero maggiore o minore, la serie condivisa e retorica delle porte sbattute in faccia, degli addii sulle scale, delle disattenzioni che terminano con l'alienazione. Di fatto ad una certa età l'esperienza diviene abbastanza pesante da superare il peso di sogni e aspettative. Non è che non si creda più all'amore, è che esso non diviene più necessario ma bensi incidentale. E come tutte le cose incidentali non da preoccupazione; come la pioggia, della quale ci si ricorda solo se sta piovendo o non piove da mesi, e in entrambi i casi con fastidio e preoccupazione.
La via di fuga non esiste, forse, se non a patto di revertere lo sviluppo biologico della corteccia celebrale, fino ad epoche più felici, in cui bastava una occhiata ad aprire un mondo. Oppure sviluppare la chimerica capacità di riconoscere sottese simmetriche corrispondenze. Trovare nell'altro i segni della propria manifestazione è forse il modo per trascendere l'illusione – e la disillusione – dell'unione, perché resta l'unica forma di (auto)valorizzazione.
Anonimo, te lo chiedo con tutta la gentilezza di cui sono temporaneamente capace: per quanto illuminate e pertinenti siano le tue considerazioni io mal digerisco non sapere con chi ho a che fare tra le tante persone che in sette anni ho conosciuto qui, nel mio blog.
Se ti firmi, bene.
Se mi dai coordinate attraverso le quali io possa risponderti meno approssimativamente, bene.
Se vuoi restare nell'anonimato, bene lo stesso.
Solo, sarò persuasa che tu scriva più per te che per me, che tu voglia esclusivamente dire e non comunicare.
E di questo posso fare tranquillamente a meno.
A mio modestissimo avviso
nulla stanca più del NIENTE!
E in quel niente ci si perde nonostante tutte le urgenze.
Si nasce soli e si muore soli.
Sono terra terra, la penso esattamente così, da avere qualcuno accanto o meno.
Parole forti.