Del mio posto
Ho bisogno di futuro, un disperato bisogno di futuro.
Così attenta ai bisogni altrui mi scopro bisognosa di ogni cosa, improvvisamente, la bocca spalancata, come un uccellino.
Momenti di vulnerabilità assoluta, in cui provo compassione per me stessa. E poi rabbia. E, ancora, tenerezza. Perfino amore.
Provo tutto quello che vorrei qualcuno provasse per me, timore incluso. Il sano timore che appartiene a chi desidera e si muove lungo le direttrici del suo desiderio.
Se non ci si muove, desiderando, se non si fissa un obiettivo e poi un altro ed un altro ancora, cosa si vive a fare?
Ho bisogno di futuro perchè per anni sono stata immobile ad aspettarlo e ho visto la vita degli altri da dietro un vetro; l’ho vista proseguire, l’ho vista assestarsi nella normalità, talvolta nella mediocrità, l’ho vista schiantarsi contro un treno e poi più nulla.
Adesso sono alle prese con la mia, di vita, che mi ha sbucciato come un frutto, lasciandomi senza pelle. Carne viva esposta alle probabilità e agli imprevisti.
Qual è il mio posto, adesso? Quello che credo essere giusto, quello che voglio, quello che mi viene chiesto di occupare?
Ad un tratto, quella sensazione che dura non più di un decimo di secondo: l’odore del rimpianto. E subito mi ribello. No. No.
Ti ho guardato e per il momento
non esistono due occhi come i tuoi
così neri così soli
che se mi guardi ancora e non li muovi
diventan belli anche i miei
e si capisce da come ridi
che fai finta che non capisci, non vuoi guai
ma ti giuro che per quella bocca
che se ti guardo diventa rossa, morirei
Ma chissà se lo sai
ma chissà se lo sai
forse tu non lo sai
no, tu non lo sai
Così parliamo delle distanze
e del cielo e di dove andrà a dormire la luna
quando esce il sole
chissà com’era la terra prima che ci fosse l’amore
sotto quale stella tra 1000 anni
se ci sarà una stella
ci si potrà abbracciare
Poi la notte col suo silenzio regolare
quel silenzio che a volte sembra la morte
mi dà il coraggio di parlare
e di dirti tranquillamente
di dirtelo finalmente che ti amo
e che di amarti non smetterò mai
così adesso lo sai, così adesso lo sai…
La mediocrità è un piatto di omogenizzato e non la augurerei a nessuno, a meno che uno non sappia o voglia superarla.
Della normalità ogni tanto si ha bisogno.
Il tuo posto è in assoluto quello che vuoi, non quello che credi sia giusto nè tantomeno quello che altri pensano lo sia (quante, quante volte ci sono caduta in questa trappola.)
Riservati tutta la tenerezza che ti meriti Caroline. E lascia un pochino inesauditi i bisogni degli altri.
Meravigliosa canzone. Ti abbraccio.
Simona, leggerti mi è sempre di grande aiuto.
Adesso parto con quello che vuole essere una sorta di sfogo pur sapendo che verrò letta anche da chi non sa ancora quale sarà il mio posto…
La mediocrità, come la viltà e la rinuncia che ne consegue, mi ghiacciano, dico davvero.
Come si fa a lottare per una causa quando la causa a cui ci si dedica non ritiene opportuna la lotta??
So di cosa ho bisogno, so cosa voglio.
Ma non posso volerlo da sola.
Dalla tenerezza alla rabbia, passando, ancora, per questo maledetto senso di inadeguatezza.
Quanto a tralasciare i bisogni degli altri… Riuscirci!
Un abbraccio a te.
ho saltato alcune lettere sulla tastiera…
come dici, le cose in alcuni casi non si possono volere da soli… ma si può volere che anche se “sbucciati” si continui a “sentire”… e forse appunto perchè in questa condizione si “sente” ancor di più…
certo vien facile da dire Da chi forse si Sente esentato da tutto questo nel percepire una fine ormai prossima… ma magari provo a dar un parere lo stesso… 🙂
compassione, rabbia, tenerezza, amore: che groviglio!
per gli obiettivi: mai fissati. eppure vivo benissimo. naturalmente questo vale per me (e poi occorre sempre intendersi sul significato). per te forse è più indicato qualcos’altro. sono sempre piuttosto perplesso da queste proiezioni. paiono salti un po’ azzardati ed artificiosi. preferisco -come dire?- un lento movimento presente. ciao
Per quando possiamo amarci e raccoglierci a nido nel palmo del cuore con tenerezza e compassione, non ci bastiamo mai…
Siamo miseramente incompiuti…
Groviglio?? Forse.
Non ho idea di come viva tu, Poe.
Le persone che vivono senza obiettivi in nessun ambito della propria vita mi spaventano a morte. La precarietà accettata è una cosa, quella ricercata è altro. Non si possono avere certezze granitiche nella vita -cosa lo scrivo a fare??- ma, cavolo, vogliamo vivere alla deriva senza imporci alla corrente in nessun modo?
E, ancora, le proiezioni sono essenziali.
Diversamente non si accenderebbe un mutuo, non si inizierebbe una vita di coppia o concepirebbe un figlio, non si sognerebbero le ferie dopo mesi di lavoro. Perfino chi si ammala intraprende delle cure guardando oltre la malattia o, quantomeno, provandoci.
Alla faccia dell’azzardato e dell’artificioso.
Sbucciata come un mandarino sì, ma è qui che devi stare, qui aldilà del Vetro, per far in modo di farti Leggere ancora, che al meno io, non ne ho mai abbastanza.
P-S. la canzone che hai scelto è La Più Bella, naturalmente eggià.
Mi capita spesso, leggendoti, di partire coi miei pamphlets da donnavissuta, così sono contenta di sapere che un po’ ti sono d’aiuto.
Sai Caroline, ho lottato con quella mediocrità di cui parli, ci ho lottato per anni, era la camicia di forza di un uomo che ho amato come nessuno mai più. Quindi capisco, e so anche quanto il dedicarsi troppo ai bisogni altrui tolga energia.
Vorrei donarti un pizzico di sano egoismo; certo, ci si guarda allo specchio e ci si domanda “Starò mica diventando stronza?”, ma poi si inizia a respirare meglio.
Io non riesco più a legarmi a nessuno.
Me ne resto qui, a leccarmi ferite che non si rimarginano, anche se non fanno male più.
Me ne resto qui, urlando a bassa voce il mio bisogno d’abbracci, carezze, baci, solo che nessuno sente, perché la gente si ferma dietro a quello che è apparenza, quello che è colore sorriso e felicità, senza chiedersi perché tutto questo lo si vede in me solo al singolare.
Contorte, forse, le mie parole, ma è così che mi sento, incapace di riprendere in mano la mia felicità, quella vera. Vero è, però, che non trovo nessuno in grado di darmi incipit per cominciare.
Pare primavera in questi primi giorni di marzo, ho voglia di un’effimera illusione, qualcosa che non posso toccare ma che mi regali piccoli sprazzi di felicità, invece è sabato pomeriggio, sono sola in casa, il gatto dorme, il libro che sto leggendo se ne resta solo sul divano, ed io vorrei solo buttarmi a capofitto dentro a qualcosa che non c’è e che mi manca. L’altro giorno un ragazzo mi ha fatto sentire felice, soltanto parlando un po’ con lui ho riscoperto quella parte di me che da mesi e mesi nascondo, perfino a me stessa, oggi però ho scoperto che ho scoperto che è legato sentimentalmente ad una persona e tutto è crollato improvvisamente. Vorrei ci fosse un pizzico di felicità, anche per me, ma forse sono io la mia peggiore nemica. Scusa lo sfogo.
La canzone è bella, già.
Se non hai mai ascoltato Scusa prova a cercarla, è altrettanto bella.
Due testi agli antipodi ma così intensi…
Quanto al frutto, non mi sento un mandarino. Sbucciato ma asciutto.
Io sono un’albicocca e, appunto, non necessitavo di spellatura alcuna 😉
al posto di “precarietà” preferisco parlare di libertà. l’essenziale in quest’ottica diviene un vincolo. ciao
Fammi capire: la libertà è in antitesi con la propensione alla progettualità?? Mah.
la libertà non è in antitesi con niente. tu hai accennato all’essenzialità. pare riferimento ad un percorso obbligato. dipende ovviamente dallo spirito. ciao ancora
hai il diritto di prenderti tutta la vita che vuoi, anzi, ti dirò di più, ne hai il dovere, per rispetto a coloro che non hanno potuto vivere per i più svariati motivi, per cui prendi ciò che vuoi e va per le strade che decidi di percorrere
Tartarugola, il mio diritto/dovere finisce -purtroppo- dove inizia il diritto/dovere di chi ho di fronte.
Più che sperare e continuare a camminare “incontro” non posso fare.
Mai camminare “incontro” spesso ci si annulla….
Se nessuno cammina “incontro” ad alcuno restiamo tanti coglioni che camminano per la loro strada, soli.
L’idea non mi piace 🙂
Ma spesso anche camminando “incontro” ci si ritrova soli… allora cosa conviene fare? ba’
Infatti non è una questione di “convenienza”.
… e cercare sempre tue parole nuove, per sentirmi meno sola.
Effe
(naturalmente non sono la “tua” Effe, ma il mio nome inizia per effe, semplicemente)
Il posto in cui sei adesso si chiama KiigCaroline. Quello in cui provi, udite udite, perfino amore.
E ritengo inutile restare aggrappati con un mignolo alle vele, quando ormai ogni singolo ormeggio è saltato alla tempesta.
Sostituirei piuttosto l’àncora con l’ancòra ;*
a volte è necessario infrangere le regole e farsi “cattive”, ci ho messo molto a capirlo, ma ora so che il mio diritto alla felicità devo tutelarmelo da sola. E’ dura e non sempre ci si riesce, ma ora finalmente ho imparato a combattere. Un abbraccio forte nella speranza che anche tu possa trovare la forza di combattere (e alla fine una vittoria fatta di felicità 🙂 )
Con affetto