Dei lenti avvicinamenti
Ci sono, e grazie a chi si domanda come stia. Roba che manco nel quotidiano, da facce che dovrebbero essere familiari ed occhi che dovrebbero saper realmente scrutare, intenti a capire.
Ci sono, la serenità resta una questione di distanze: la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice. Però la inseguo, fiutandola nell’aria, convinta come sono di meritarla nella mia totale ingenuità –o solo per una questione di pura fatalità-
Non voglio più restare immobile.
Non considero più la passività la strategia meno pericolosa.
Se felicità deve essere, che felicità sia, e che resti, raggiante, o bruci in fretta, illusoria. Che trasmuti in serenità o vita quieta e profumi che diventino casa e scale che seghino le gambe e abbaini sul mare.
La chiave della felicità più profonda risiede nel cambiamento della concezione che ciascuno ha di dove debba essere cercata. La cercavo nel probabile. Nel simile. Nel certo. E adesso tutto quello che cercavo è stato estromesso dalle parentesi in cui mi ritrovo e muovo.
Stanotte, durante il perigeo lunare, ho un paio di desideri da esprimere. Desideri obbedienti solo a se stessi, per una volta. Al resto del mondo ho riservato tanto, per troppo; adesso mi approprio del privilegio di desiderare per me.
Evvai!
Dopo questo post, ho l’impressione che il nome del tuo blog potrebbe tramutarsi dal rammarico rassegnato che sembrava a un fiero manifesto programmatico! 🙂
Intanto sono felice di ritrovarti qui.
Per tutto il resto stiamo a vedere: il concetto di felicità, almeno per me, cambia periodicamente. Ieri sera era essere in un certo posto pensando che qualcosa di me e di lui vi fosse rimasto impigliato, e guardavo quello spazio alla luce della luna, e anch’io ho espresso un desiderio. Piccolo, sciocco. Non so nemmeno se desiderarlo seriamente, ma in fondo non cambia nulla.
Ciao Cris (sembra tu abbia cambiato nome, ma permettimi di chiamarti Cris, come una volta).
E’ molto che non ci “vediamo”, però di tanto in tanto passo a trovarti in silenzio.
Catturato dalla nostalgia dei fantastici giorni di Splinder, ho voluto creare un ebook per conservarne il ricordo. Spero ti interessi.
Nel caso, lascio il link e un abbraccio.
M.
http://www.graffiati.it/downloads/
Avanti tutta!
🙂
Grazie Simo 🙂
Per tutto il resto, sì, stiamo a vedere eccome! É un momento di fermento come pochi altri, in vita mia.
Il mio concetto di felicità è sempre stato lo stesso. Forse ho mutato l’idea di come raggiungerla; ho imparato la pazienza, a scantonare il pessimismo, l’azione.
Poi magari tra tre mesi sarò qui a piangere miseria e dolore e imprecare contro il mondo. Si vedrà.
Un abbraccio.
Ciao Max, spero tu stia bene.
Chiamami come preferisci. Cris o Caroline sono sempre io. Più o meno.
…Sì!! 🙂
Manifesto programmatico mi ha fatto sorridere, Morelle 🙂
Diciamo che è da molto che non desidero qualcosa così tanto e mi fa un certo effetto scoprirmi meno passiva -perdona l’eufemismo-
Bacio.
E’ tutta una questione di linee, di confini. La linea del traguardo alla fine della specializzazione, quella invisibile tra te e il tavolo operatorio e poi la più importante di tutte, quella che ti separa dalle persone con cui lavori. Non è d’aiuto diventare troppo intimi, fare amicizia. Devi alzare delle barriere tra te e il resto del mondo. Gli altri sono troppo complicati e occorre mettere dei confini, tracciare linee sulla sabbia e pregare intensamente che nessuno le attraversi.