Delle belle pretese
A ‘sto giro, se passa qualcuno e ha voglia di dire qualcosa, qualunque cosa, me la scriva.
Non tanto a me. Lo scriva e basta.
Al ritorno dalle ferie ho la testa pesante, e non solo quella. La montagna tira fuori molto, oltre la stanchezza fisica.
Ti mette davanti quello che sei, dove pensi di arrivare, dove puoi realmente arrivare.
Ti permea di una fatica che toglie le forze e lascia solo quelle per vomitare dietro un cespuglio di calluna alpestre.
La fatica, quella fisica, non è vero che silenzia il pensiero.
Più camminavo, più salivo, più pensavo.
C’è una parte di me che non sa fare i conti con quello che è e con quello che avrebbe potuto essere. Non parliamo poi di quello che sarà.
Per questo mi prendo qualche giorno ancora per parlare della mia estate.
Voi, se passate, conosciuti o sconosciuti, scrivete quel che vi pare.
Sfogatevi se ne avete bisogno.
Raccontatevi se avete tempo e voglia.
Tacete, se preferite.
Ciao Cris, bentornata.
Ti confesso che – d’istinto – la prima domanda che mi è venuta in mente è stata: “sei incinta?”
Perché altrimenti devo dedurre che quel fermarsi a vomitare dietro ai cespugli fosse dovuto allo sforzo fisico al quale ti sei volontariamente sottoposta durante le vacanze. Ecco: sforzo fisico e vacanza sono due concetti che non riesco a coniugare facilmente nella mia personale visione del mondo e delle cose. La vita ci mette già ogni giorno di fronte ai nostri limiti, che dobbiamo in qualche modo combattere o accettare: frustrazioni al lavoro, relazioni faticose, conti che non tornano, sogni infranti…La vacanza è generalmente vissuta come un periodo in cui si stacca da tutto questo, si riprendono le forze in attesa di ricominciare la lotta quotidiana. Mi pare di capire invece che tu hai deciso di continuare la battaglia anche in vacanza, forse addirittura amplificandola, portandola all’estremo, aggiungendo allo sforzo mentale anche quello fisico.
E’ chiaro che se ci mettiamo volontariamente, consciamente di fronte ai nostri limiti ne troveremo sempre di nuovi. Ma è necessario? E’ salutare? Serve a farci star meglio? Tu ti senti meglio dopo questa vacanza?
Ricordo uno dei tuoi post di qualche tempo fa, più o meno diceva che “l’amore accade” che non importa quanto ci sforziamo, quanto cerchiamo di essere belli e bravi, accade e basta. Condivido pienamente e sono convinta che si possa applicare a molti altri aspetti della vita. Ci sono cose che sono lì ad attenderci da sempre perché ci appartengono e altre che non riusciremo mai a conquistare perché semplicemente non sono parte di noi e della nostra storia. Ogni sforzo fatto per raggiungerle è solo energia che buttiamo al vento. Allo stesso tempo però, come esseri umani sentiamo la necessità di provarci, di superare i nostri limiti e andare oltre. Anche questo fa parte del gioco. Ma non è vero che “tutto si può ottenere basata volerlo”, si può ottenere qualcosa impegnandoci a fondo ma solo nel limite delle possibilità che ci sono state concesse. E questa è una delle realtà più dure da accettare.
Per questo, consiglierei vacanze alle terme la prossima volta :-)
Carissima Ethel,
non sono incinta, anche se mi piacerebbe.
Ho vomitato l’anima perchè il mio fisico disavvezzo allo sport impegnativo (e quindi anche allo sforzo) si è ribellato vigorosamente al trekking, per quanto blando.
Su per quei sentieri mi hanno sorpassato giovani sportivoni, camminatori di mezza età, vecchi del posto, bambini e cani. Per dire.
Nemmeno io associo la vacanza alla fatica.
Tuttavia, ho scoperto che lo sforzo fisico tira fuori molto più del dolore muscolare… E’ come se facesse affiorare i nervi che con tanta buona volontà cerco di tenere a bada costantemente, durante l’anno.
Ho perfino pianto, pensa!
E il mio compagno (che in un’altra vita è stato uno stambecco, ci scommetterei) mi sorrideva dolcemente, mi allungava una mano e mi faceva proseguire.
Non so quanto mi sia servito a livello fisico. Di certo mi ha fatto scoprire qualcosa di me che ignoravo: la parte debole e timorosa del giudizio e di non farcela ha il diritto sacrosanto di uscire da dove la tengo reclusa.
Alla fine ho scritto un post in un commento.
Ma va bene così 🙂
Un abbraccio.
In questo caso allora, l’esperienza della montagna non solo è stata utile ma forse provvidenziale.
E quella mano tesa ad aspettati non è forse la conquista più grande?
Che alla fine, cosa importa delle vette e degli obiettivi se non c’è qualcuno con cui condividere il cammino?
Ti auguro che quella mano ci sia sempre per te, in ogni saliscendi della vita. E che la prossima volta che ti ritroverai a vomitare non sia per la fatica di una scalata in montagna 🙂
Un abbraccio a te.
PS: come vedi ho preso alla lettera l’invito che hai rivolto ai tuoi lettori di esprimersi liberamente…dopo essermi astenuta dai commenti per anni, ora che ho “preso il via” non mi ferma più nessuno! Spero di non esagerare eh!
Penso che, da troppo tempo, non trovo un libro che mi faccia sanguinare, come fanno, spesso, le tue parole .Bacio, Ale.
● Ethel, è decisamente la conquista più grande. Per troppo tempo la mano tesa è stata inutilmente la mia, anche quando non ne valeva la pena. Talvolta si crede di essere meritevoli di amore anche semplicemente quando chi amiamo accetta il nostro aiuto. Così non è. Non solo così, almeno.
Tu parla pure, scrivi. Tanto qui siamo in pochi 🙂
● Alessandra! Ci sono così tanti bei libri sugli scaffali di Feltrinelli che aspettano solo di essere scoperti (e quasi mai appaiono nelle classifiche di vendita). Trasformati in cane da tartufo e divertiti a cercarli :-))
:-)Eh lo so, devo avere un fiuto difettoso ,ultimamente ;-).Bacio
Tacer mi aggrada, ma la storia mi racconta. E dunque, ascolto la scrittura che mi prende mano e si fa forte di una grafia che non si vede. Confesso di essermi innamorata della calluna alpestre, nonostante non l’abbia mai vista ne sappia cosa sia. E’ questione di suoni sulla bocca. Calluna alpestre. Trattengo la curiosità di cercarla, di vederla. L’ignoto rende ancor più lungo quel piacere d’immaginarla. Calluna alpestre. Il gusto della parola. Calluna alpestre. Il bosco nelle orecchie. Calluna. Alpestre. Il profumo delle montagne.
Così, ne avevo bisogno.
Cose a caso Caroline cara.
Che giro pochissimo tra i blog che amo, per mancanza di tempo tranquillo e disteso.
Che sono giorni marroncini.
Che come dice una bella canzone della Mannoia, posso dire la mia sugli uomini.
Che ti lascio un grande abbraccio.
Passavo di qui e leggendoti ho avuto il desiderio di lasciarti qualche parola. Del resto mi hai invitato tu! 🙂
Fare i conti con quello che avrebbe potuto essere e con quello che sarà, è un esercizio estremamente inutile e improduttivo. Il passato ormai è passato, il futuro non si sa e non si sa se ci sarà.
Quindi parliamo di quel che si è.
Si è semplicemente quel che si è arrivati ad essere, nè più, nè meno E questo è già tantissimo, credimi. Non siamo affatto facilitati in questo compito. E star lì a massacrarci il cervello è il modo meno idoneo per onorare l’unica vita che abbiamo. Vivere. Ora, subito, adesso. Con gioia. Solo questo conta. E guardare semmai al futuro, ma inteso come domattina, non oltre. Siamo troppo caduchi e fragili per pensare di indirizzare la nostra vita, in qualsivoglia direzione.
Io ho trascorso una bella vacanza in compagnia delle mie due figlie e questo mi basta.
Spero tu riesca a trovare il tuo benessere.
● Pam: la calluna alpestre piace tanto anche a me. Resistente, pervivace, allegra. Vai a vederla, merita.
● Simo: giro poco anche io. Penso, scriverei tanto ma sto diventando scaramantica… Quando hai qualcosa da perdere si diventa anche caute nel raccontare ciò che sta evolvendo. Bacio.
● Alessandro: quanta ragione hai! Grazie dell’augurio che ricambio.
Mah,a vole capita anche a me di esagerare.
Eppure, mi sembra ancor più esagerato quell’innamorarsi del suono – vuoto o pieno, inizialmente non importa, perché è nel susseguirsi di suoni (càl-lù-naal-pe-stre) che troviamo compiuto il senso – ma NON E’ COSI’ che si entra nel mondo; al più gli si gira intorno, lungo il confine.
Voliamo basso. La Calluna è l’Erica, il brugo… nessuno vomita dietro cespugli di calluna, forse in Irlanda, ma solo se si abbassa molto.Va bene, licenza poetica, e poi la fatica che sfianca distorce la realtà. Ma la nobilissima Calluna è di solito pure Vulgaris… e dove sarebbe andata la poesia che cercavi?
Si è celata dietro i numerosissimi fiorellini minuscoli, ma minuscoli davvero di quella bellissima pianticella che evoca bel altro che la rotondità dei suoni che inavvertitamente l’hanno espressa alle nostre orecchie.