Della cronaca
Ora, io avrei qualche considerazione da fare circa la questione cocente delle baby prostitute parioline.
Ho letto stralci dei verbali degli interrogatori e delle intercettazioni tra queste due ragazzine e il loro pappone autista.
Non è cosa nuova che vecchi bavosi, pervertiti padri di famiglia e annoiati eterosessuali trovino sessualmente conturbante una ragazzina che non può ancora giocare al Lotto.
Non sono cosa nuova la prostituzione, la pedofilia, lo sfruttamento.
La novità qui sono la totale consapevolezza e la volontà di concedersi fisicamente per ottenere soldi e spenderli come si preferisce.
La novità è il cinismo, la disinvoltura con cui queste ragazze hanno avuto rapporti orali con pensionati per poter sfoggiare una borsa griffata. La novità è l’età in cui sono sbocciati questi comportamenti e atteggiamenti mercenari.
Facevano week end a Cannes come le migliori escort maggiorenni. Non erano coartate, picchiate, ricattate. No.
Lo hanno fatto perché “sono ragazze esigenti e vogliono una vita di un certo livello” (testuale)
Ora, di fronte a questa dichiarazione, fermo restando che mi stomacano i clienti consapevoli di avere rapporti sessuali con epigoni delle loro figlie o, peggio, nipoti, devo dire che nutro una certa ripugnanza anche per queste due adolescenti.
Non c’è un solo appiglio per abbozzare tenerezza, empatia, senso di protezione e tutela.
Davanti a quella che è una scelta io alzo le mani, dispiaciuta e amareggiata. Ma che non mi si venga a sibilare la parola vittima all’orecchio.
Negli anni 70 si piantavano un ago in vena, negli 80/90 pippavano coca, adesso calano millemila droghe sintetiche.
Tempi di hippies, di yuppies, di x generation, di sfintere culturale. Involuzione della specie? Forse.
Non essere così dura, sono sempre vittime della società. Cosa possono capirne due ragazzine? Hanno scoperto una via facile e l’hanno presa senza pensarci, è il rischio dell’adolescenza. La differenza con gli anni ’70 è che i lupi sono triplicati, e le prede sono sempre più facilmente accessibili. Una volta bastava chiuderci in casa per ripararci dai pericoli del mondo estero, adesso il marcio ti entra ovunque! Sicuramente non saranno state delle santerelline, vedo tante loro coetanee con la faccia da schiaffi che meriterebbero un po’ di sane sculacciate come i vecchi tempi, ma la colpa è anche nostra, l’eredità che abbiamo lasciato non è delle migliori. Avremmo potuto creare un mondo migliore, invece ci siamo accontentati del nostro orticello e adesso ne pagheremo tutti le conseguenze. Viviamo già in un brutto mondo senza il bisogno di colpevolizzare le vittime. Il marcio è da cercare solo ed esclusivamente nella clientela.
Cosa possono capirne?? Molto, a leggere i tariffari e le prestazioni da loro proposte.
E’ proprio nel non voler essere duri che ci si accascia nel lassismo.
Il marcio è nella domanda E nell’offerta.
A maggior ragione se quelle due ragazzine non vivevano situazioni familiari di disagio estremo e non ci sono state portate con la catena al collo.
Non giustifico nessuno. Mi spiace, Pinza.
concordo in pieno. il tuo discorso non fa una piega.
Involuzione della specie?
Poco ma sicuro.
L’ultima frase è una pietra tombale su quello che siamo diventati.
Il problema è che il marcio fa parte dell’essere umano da sempre: in ogni epoca storica e in ogni luogo di questo pianeta sono avvenute storie di ordinario squallore. Le care vecchie società tradizionali, custodi degli antichi valori, ne hanno prodotte quanto e forse più di questa nostra epoca moderna. Basti pensare che in alcune comunità contadine del secolo scorso l’incesto era pratica diffusa (e tollerata).
E non c’è bisogno di essere adulti per essere consapevolmente malvagi, i bambini sono capaci di indicibili perfidie nei confronti del compagno ciccione, ingenuo o in qualche modo diverso
Anche io penso che le ragazzine in questione non siano vittime. Non lo sono e neanche vogliono apparire tali di fronte agli inquirenti a all’opinione pubblica. (Pare che l’unico momento in cui hanno pianto è stato quando le hanno minacciate di portare loro via il cellulare!)
Però devo dire che se dovessi scegliere tra la situazione di una ragazzina innocente che viene sfruttata, magari picchiata e violentata e una consapevole di ciò che sta facendo e sfrutta la situazione a suo beneficio, preferisco di gran lunga la seconda ipotesi.
Se vittime sono, lo sono di una società in cui il denaro è diventato la misura del nostro essere e della nostra identità. Ma questo è un altro discorso….
Ethel
Concordo sul fatto che è meglio pensare ad una ragazzina che sceglie di prostituirsi piuttosto che ad una che viene costretta.
E’ aberrante dover scegliere tra due mali, questo sì.
E’ maggiormente aberrante come non si riesca più ad essere attenti, insegnando con l’esempio (ché le parole sono fuffa al vento, si sa) quello che ha valore nella vita. Esempio che va dato da tutti: genitori, scuola, società, mondo del lavoro.
Se gli idoli sono diventati Belen e Balotelli io mi agghiaccio.
Di figli non ne ho ma ho il terrore di metterli al mondo, in questo mondo.
mi sono imbattuto in questo blog inserendo quattro parole nella barra di ricerca: baby prostitute esigenti commento. Volevo capire se altri sono rimasti colpiti come me, in questa vicenda, da quelle precise parole – “siamo ragazze esigenti” – pronunciate, a mo’ di spiegazione (nemmeno giustificazione – ma io stesso, non mi pongo neppure il problema “giustificare”, quanto piuttosto “spiegare” a me stesso), da una delle due ragazzine. Perché la domanda che mi faccio è questa: ma quale sistema formativo/educativo/culturale fa sì che una persona di quattordici anni (!) possa arrivare a “pensare” in quel modo, secondo questi schemi logici – per cui “essere esigenti” non ha nessuna connessione con un’idea di “sè” se non in termini d’introiezione/proiezione di un’immagine stereotipata? Quale “forza” o pressione (mediatica, sociale…)è così potente da rinchiudere le energie vitali di un’adolescente in quella direzione – da farle considerare un ragionamento “corretto” quello per cui “essere esigenti” significa “volere un livello di vita elevato”; e “un livello di vita elevato” consiste in disponibilità di denaro, gadgets griffati… etc.? Qual’è il livello d’inquinamento del linguaggio, in cui tutti noi, quotidianamente, nuotiamo – che consente tutto ciò?
Ecco. Poi tutte le altre questioni (scelta/non scelta, “vittima” o cinica sfruttatrice, responsabilità individuale, consapevolezza…)resta aperta – ma mi è difficile ragionare, perché il sentimento vincente è puro sgomento. Abdicare è l’impulso. Però…
“Non c’è un solo appiglio per abbozzare tenerezza, empatia, senso di protezione e tutela”… – scrive Caroline; be’ forse proprio in questo sgomento – nel riconoscere il “guasto” che tutti ci portiamo dentro, qualche appiglio per ricostruire un “campo” d’empatia c’è…?
Belli i tempi in cui chi approdava qui aveva inserito nel motore di ricerca le chiavi “poesia, introspezione, riflessione”…
Battute a parte, benvenuto Piergiorgio.
Non so se leggerai questa risposta, cionondimeno ti rispondo.
L’appiglio per ricostruire un campo di empatia al momento io non lo intravvedo. Soprattutto perchè siamo nel pieno di una guerra tra poveri in cui le tasse imposte, il mutuo, la vendita dei gioielli di famiglia occupano tutto lo spazio di attenzione che l’italiano medio possiede.
Anche io mi sono chiesta: “ma se mia figlia tornasse a casa con una borsa di Gucci che io non ho acquistato cosa farei/direi/chiederei?” Mi è sembrato inverosimile che una mamma qualunque incalzasse la figlia a fissare un paio di appuntamenti hot in più per permettersi il superfluo. Sono letteralmente travolta dall’amarezza.
L’inquinamento è tanto, è troppo.
Il messaggio che passa è che il lavoro e l’impegno non pagano mai.
Che essere belli, rifatti, popolari è meglio che essere persone normali, con punti di riferimento stabili e sani, indifferenti alla foto in copertina. Io, dico davvero, non riesco a nutrire speranze perché non saprei da che parte iniziare a bonificare…
Be’, dai. Anche in questi tempi amari c’è sempre il bicchiere mezzo pieno: può capitarti di seguire le chiavi “baby prostitute …etc” e approdare in un luogo dove, se sbirci un po’ attorno, invece di foto “osé”, trovi tracce sparse di “poesia, introspezione, riflessione”…
Grazie per la risposta – in realtà ne attendevo una. Neanche io saprei “da che parte iniziare a bonificare…” – se non da me stesso, perché come cercavo di spiegare mi rendo conto che il “guasto”, il “marcio”, “l’inquinamento” sono pervasivi: gli inquinanti inquinano, sono bravi nel loro mestiere. Questo è già nella parola introspezione, del resto. Poi, se quel che si trova è appunto lo sgomento, non resta che testimoniare quello: ma senza, con ciò, rinunciare a nutrire speranze. Ricostruire un campo d’empatia è impossibile? Ma è l’unica strada. Non so. Avessi la possibilità d’incontrare la ragazza “esigente”, mi piacerebbe provare a leggerle, senza commenti, la tua lista del “puro piacere” (che mi ha evocato tante risonanze e tirato fuori un bel sorriso)così – tanto per vedere “l’effetto che fa” (non aggiungeresti Jannacci, tutto…?). Ci sarà qualcosa che smuove qualcosa? E se lei redigesse una lista del piacere impuro…
Io parlavo di sistema educativo/formativo/culturale perché quello è il campo della testimonianza, dove continuare testardamente a ricercare spazi d’empatia. Io lavoro nel teatro ragazzi, sono a stretto contatto con educatori e insegnanti (oltre che bambini e ragazzi), faccio percorso di ricerca con molti di loro e nella “terra desolata” vedo spuntare tanti fiori di lillà: vivi pur se crudeli, nel loro impedirci la semplice rinuncia. “April’s the cruellest month…”: dopo l’inverno, ha ‘dda venì a primavera.
Se hai voglia d’intendere meglio di cosa parlo, mi permetto di rimandarti a un sito (incollo il link qui sopra, anche se non è il ‘mio’ sito) per cui ho scritto un articolo di recensione al concerto di due ragazzi amici miei, ispirato a “Into the wild” di Sean Penn (l’hai visto?). Mi sembra in argomento.
En passant: davvero “Ex voto” la sai “a memoria” – compreso la forma grafica? Da attore, mi susciti grande invidia…
Sì, conosco Ex voto a memoria. Imparare a memoria le poesie che mi piacciono di più mi fa sentire meno sola quando mi ci sento. Almeno qualcuno prima di me si è sentito come mi sono sentita io, nello stesso modo, facendo gli stessi pensieri, piangendo le stesse lacrime e aprendo gli stessi sorrisi.
Ci crediamo tanto originali ma mica lo siamo.
Oggi mi sento triste, pensare a Into the wild non mi aiuta.
Mi è piaciuto, di più, mi ha affascinato, ma è quanto di più lontano da me io possa immaginare.
Il senso della vita per me è condivisione.
La libertà di condividere in opposizione alla libertà di lasciare andare… Discorso lungo.
La mia lista di “puro piacere” annoia gli attempati, talvolta, figuriamoci una pariolina che si prostituisce per una borsa (cavolo, non ho messo nella lista una Givenchy!!! Rido)
Davvero lavori in ambito teatrale?? Ammirazione. Riuscirei a recitare una poesia solo davanti ad un paio di persone familiarissime, meglio se ubriaca.
Che fatica, oggi.
Che fatica.
Dei modelli proposti dalla società intera, e delle colpe delle famiglie, ho già scritto e non vorrei diventare ripetivo. Potremmo scrivere pagine intere sull’imbarbarimento dei costumi, che non coinvolge solo gli aspetti sessuali ma tutte le relazioni interpersonali in questo millennio. Essendo inoltre politicamente scorretto formulerò qui un’altro tipo di considerazione; diciamo che francamente non mi interessa molto l’attività svolta dalle ragazze in questione, nel senso che sono affari loro e dei loro (assenti, quando non proattivi nel procacciamento) genitori. E non mi interessa neppure fare la morale ai clienti; posto che io mi sentirei fuori luogo con una ragazzina con il terzo dei miei anni (e considerando anche che non mi attrae per nulla), questi non sono né più né meno di quelli che si fermano a raccogliere la giovanissima prostituta che staziona all’angolo della mia via, e che peraltro non credo si venda di sua sponte.
Ciò che come sovente mi disturba è il clamore morboso che si sta sviluppando attorno a questa storia; prima i media ci propinano il modello velina/Lolita tutta chiappe e zero capacità, e poi ci vogliono trasformare tutti in guardoni mediatici di ciò che altro non è se non una delle tante squallide (e sordide) vicende che accadono ovunque ed in ogni momento. Con l’aggravante di voler ad arte stuzzicare ulteriormente la morbosità di chi da spettatore vorrebbe a sua volta diventare attore di qualcosa di simile. E probabilmente molti giornalisti si sono anche stancati di scrivere del solito vuoto pneumatico e delle pantomime della nostra classe politica, ed hanno trovato più stimolante parlare di chi vende ciò che è suo piuttosto di chi si vende quanto appartiene alla collettività.
Del resto lo cantava già Vecchioni parecchi anni or sono: “parli di sesso e prostituzione, di questo han voglia se non l’ha capito già (da Luci a San Siro)”
…Giusto per rinfrescare il palinsesto tv. C’hai ragione pure tu, Fedifrago. Ne parlano perché c’è poco o nulla di alternativo di cui parlare.
Tra qualche giorno anche la mia amarezza per la nonchalance con cui quelle ragazzine si vendevano -per poi poter comprare- verrà meno.
Viene meno quasi tutto, alla fine.