Dei superpoteri
La gente ha delle belle pretese.
Pretende delle condizioni ben precise per restare al tuo fianco.
Ti vuole disponibile, propositiva, comprensiva, grintosa ma non aggressiva. Vorrebbe che tu incassassi i colpi come Rocky IV ma reagissi come Madre Teresa. Che avessi il passato di Philip Pirrip (anche se non ha la minima idea di chi sia…) ma il futuro di Mark Zuckerberg. Che ti tocchi una sorte traballante ma ti sostenga la forza di volontà di un maratoneta keniano. Che tu taccia nei momenti negativi ma abbia l’eloquio di Cicerone quando devi intrattenerla nei momenti di condivisione della sua, di negatività. E che, soprattutto, tu abbia una vocazione mariana all’ascolto della temporanea felicità pret-à-porter con cui sale in passerella.
La gente crede che siamo praticamente tutti idioti o praticamente tutti ignoranti come capre, perché la gente dimentica che, se da un lato l’esperienza insegna dall’altro spesso segna. E non tutti rientrano nel novero delle capre che non hanno memoria del giorno precedente ma solo del contesto momentaneo che riconoscerebbero qualora si ripresentasse. Non tutti si alzano al mattino ripuliti delle scorie del giorno prima, non tutti si inventano un miracolo supplementare o si affidano all’avvizimento della ragione sorridendo -beoti- del loro sorriso. Eh no.
In un mondo piccolo piccolo si fa presto a dipingere le pareti, rassettare compulsivamente quattro mobili, guardarsi allo specchio e non vedere niente di più. Grande fortuna possedere un mondo piccolo piccolo, che sia dentro o fuori dalla scatola cranica.
Ahimé non mi è stato concesso in comodato d’uso.
Il mio mondo è scarsamente popolato ma è vastissimo, a perdita d’occhio vedo praterie che manco nel West dei primi coloni. Sento la mia eco quando urlo e piango o chiamo senza sosta qualcuno che non arriva. Ho una bussola rotta in mano e nelle tasche, pur frugando, non trovo soluzioni brillanti da mettere in pratica, svelta, perché la gente mica può perdere tempo.
Dall’alto della mia sovrana indolenza vi dirò: ho terminato sia i fiammiferi per il mio buio che le scuse per le ombre degli ipocriti.
Pero’ aver terminato le scuse per le ombre degli ipocriti e’ una fortuna! 🙂
Cara Caroline, ti abbraccio tanto,
buon giorno. sempre un piacere leggerti.
non è importante quel che ti è stato concesso ma ciò che ti concedi. fossero anche fiammiferi bagnati e bussole difettose. ciao
Questa volta sarebbe da ritaggare o da “condividere” come si dice ora… soprattutto l’inizio! cmq credo che userò la frase di Madre Teresa come esempio tutte le volte che vogliono farmi incassare e incassare e incassare… e io che urlando dirò – ehi credi che sia Rocky IV? -. Perché niente, papale papale e onestamente parlando è inutile raccontarsi scuse per le ombre degli ipocriti…
Sul serio Cris, l’ho riletta… (questa scritta) sta diventando il mio mantra /
Non so in quanti giorni ed in quante persone cercano di farmi sentire così /
Quanti giorni sono 5 anni? ma io non mollo e ne faccio tesoro
Cara Marianna, dì a quelli che sferrano colpi (bassi o meno) che anche la saga di Rocky s’è fermata al V….
L’ho imparato col tempo: la gente abusa della pazienza. Ed è per questo che persone come me arrivano poi a negarla su tutta la linea.
un’indolenza serena, allora. buon giorno
Ogni tanto passo a vedere se hai scritto ancora…
spero tu stia bene